Nel 2006 i celibi fra i 18 e i 34 anni che
vivono "con almeno
un genitore" hanno oltrepassato il 60%. Nel 2005 erano 59,5%
"Bamboccioni" sì, ma non per scelta
di sicuro lontani da politica e religione.
Tra loro - rivela il
rapporto Istat 2006 "la vita quotidiana" -
diminuiscono quelli che possono contare su uno stipendio
Salvo Intravaia, la Repubblica
del 7/11/2007
AUMENTANO i ragazzi che,
per scelta o necessità, rimangono a vivere in casa dei genitori. Ma
non solo. I giovani del nostro Paese marcano sempre di più le distanze
dalla politica e dai luoghi di culto. E' il quadro dei ragazzi
italiani che emerge dall'ultima indagine Istat su, relativa al 2006,
"La vita quotidiana". Confrontando i dati con quelli dell'anno
precedente, le preoccupazioni del ministro dell'Economia, Tommaso
Padoa Schioppa - condite con la discussa definizione di "bamboccioni"
- sono destinate ad aumentare. Nel 2006 i giovani celibi di età
compresa fra i 18 anni e i 34 anni che vivono "con almeno un genitore"
hanno oltrepassato la soglia del 60 per cento. Nel 2005 erano 59,5 su
100.
Ma nel ponderoso volume pubblicato ieri, che prende in considerazione
un po' tutti gli aspetti della vita quotidiana (vacanze, tempo libero,
stili alimentari, sport, ed altro), l'istituto nazionale di statistica
mette a disposizione anche i numeri che possono spiegare le probabili
motivazioni di tanto attaccamento a mamma e papà. Infatti, l'aumento
dei ragazzi che restano in famiglia è accompagnato dal decremento (dal
47,7 al 46,7 per cento) dei giovani che hanno la fortuna di potersi
definire "occupati" e poter contare su uno stipendio. E dal parallelo
incremento, pari a due punti percentuali, di coloro che si definiscono
in "cerca di occupazione".
Sembrerebbe quindi, almeno stando ai numeri, che i nostri giovani non
siano affetti da "mammismo acuto" bensì dall'impossibilità di
sostenersi anche quando non si è più ragazzini. Un popolo, quello dei
18/34enni che condivide ancora lo stesso tetto dei genitori, formato
da 7 milioni 368 mila individui con netta prevalenza di uomini: oltre
4 milioni e 200 mila.
E accanto alle difficoltà di trovare un lavoro e una casa per andare a
vivere da soli, fra i giovani, cresce anche la sfiducia nella
politica. In appena 12 mesi il numero di coloro che "non si informano
mai di politica" fa registrare un netto balzo in avanti. Fra i
18/19enni addirittura di 3 punti e mezzo: dal 32 al 35,4 per cento.
Meno marcati, anche se consistenti, gli incrementi fra i 20/24enni e i
25/34enni. Il motivo di tanta lontananza dai palazzi della politica è
presto detto. Alla maggior parte la politica "non interessa" proprio.
Ma sono parecchi coloro che dichiarano espressamente la loro "sfiducia
nella politica", sentimento che attanaglia il 28,3 per cento dei
25/34enni, e quelli che la considerano troppo "complicata".
Un senso di sfiducia che si allarga anche alla religione. Coloro che
dichiarano apertamente di non recarsi "mai in un luogo di culto" è in
forte aumento, soprattutto fra i giovanissimi di età compresa fra i 14
e 19 anni. Allontanamento da chiese e parrocchie confermato anche dai
ragazzi che frequentano i luoghi di culto "almeno una volta a
settimana". Di "frequentatori modici", fra i 14/17enni, nel 2005 se ne
contavano 37,6 su 100. Nel breve volgere di un anno si è bruscamente
scesi al 30,6 per cento. Disaffezione che in misura minore colpisce
anche i 18/19enni e i 20/24enni. Solo fra i 25/34enni si registra un
leggero recupero.