Su "Newsweek" il risultato di un importante
esperimento
Scrivere a mano "Il diario delle nostre emozioni è scritto a mano e non sulla tastiera" Elena Dusi, la Repubblica del 5/11/2007
Un tempo si piangeva la capacità di fare le operazioni a mente: tutta colpa delle calcolatrici. Ora è l'abilità di scrivere a mano che perde terreno a favore delle tastiere, soprattutto nell'età della scuola. Computer o telefonini che siano, i caratteri sempre più spesso vengono digitati su uno schermo anziché essere disegnati in tutte le loro bambinesche rotondità. I primi allarmi fra i pedagogisti risalgono agli anni '90. E anche se è francamente fuori luogo parlare di invasione dei computer nelle scuole italiane, dell'orizzonte dell'"estinzione della scrittura a mano" nei paesi anglosassoni si parla da anni. Newsweek gli dedica un'analisi nel suo ultimo numero. «Un testo scritto a mano contiene una riflessione. Un testo scritto al computer o con il telefonino, il più delle volte, assolve alla funzione di trasmettere un messaggio» sostiene Franco Frabboni, che insegna alla facoltà di Scienze della formazione dell'università di Bologna. Le sue conclusioni coincidono con gli studi che Steve Graham, professore alla Vanderbilt University negli Stati Uniti, conduce da anni sui bambini delle elementari. L'anno scorso ha preso un gruppo di scolari di sei anni, in grado di tracciare a mano solo una dozzina di lettere al minuto e gli ha consigliato di seguire un programma speciale, con un quarto d'ora al giorno di esercizi per tre volte alla settimana. Dopo nove settimane, non solo i bambini erano diventati molto più rapidi. Avevano anche imparato a comporre strutture sintattiche molto più articolate rispetto ai coetanei. «Oggi siamo abituati a considerare la scrittura a mano come una perdita di tempo» sottolinea Frabboni. «La tastiera è più rapida ed efficace, impossibile negarlo. Ma inconsapevolmente trascina la nostra scrittura verso una forma più sciatta e banale di espressione. La soluzione migliore per la scuola italiana sarebbe il banco a due piazze: da una parte carta e penna, dall'altra il computer». Negli Stati Uniti negli anni '60, riferisce Newsweek, la ditta Zaner-Bloser specializzata in strumenti per l'apprendimento della calligrafia raccomandava 45 minuti di esercizio al giorno. Oggi anche i suoi insegnanti si sono adeguati ai tempi, riducendo la pratica quotidiana a 10 minuti. Neanche da trascurare è la lamentela degli storici, abituati a interpretare i manoscritti. Una società incapace di scrivere a mano sarà ugualmente handicappata nell'interpretare la calligrafia altrui, e quindi nel leggere i documenti originali del passato. Un altro motivo per cui Frabboni e gli altri pedagogisti suggeriscono di esercitarsi sia con la penna che con la tastiera è che le due attività coinvolgono aree diverse del cervello, tutte importanti. Per scrivere a mano il cervello fa ricorso a quella memoria procedurale che viene appresa una volta per non essere mai più persa nella vita. Come andare in bicicletta o allacciarsi le scarpe, queste attività non possono essere insegnate a parole, ma solo tramite imitazione e esercizio. Una volta apprese, vengono conservate in serbatoi della memoria particolarmente solidi, che le rendono inossidabili anche dopo anni di mancanza di esercizio.
«L'Italia è un paese
spaccato in due, per quanto riguarda l'uso dei computer fra i bambini»
continua Frabboni. «Nelle scuole del sud si fa ancora molto
affidamento alla scrittura a mano, mentre nel centro-nord comincia a
diffondersi in maniera importante l'uso dei computer. Non ho nulla in
contrario, ma lo considero uno dei tanti segnali della perdita di
corporeità dei nostri ragazzi. Vita sedentaria, isolamento, perdita
della manualità, riduzione della capacità di introspezione e
riflessione. Rimango convinto che il diario delle nostre emozioni
quotidiane è scritto a penna, non al computer». |