Il fallimento del "capitolone". di Reginaldo Palermo La Tecnica della Scuola del 9/11/2007. La soluzione del "capitolone" (un unico fondo per finanziare le scuole, libere a loro volta di utilizzare i soldi come credono) sta mostrando tutti i suoi limiti: in realtà è servito solo per tagliare drasticamente gli stanziamenti. E non c'è modo di capire se i conteggi fatti dal Miniitero per ciascuna scuola sono esatti o meno. Arrivati quasi al termine dell’esercizio finanziario, il famoso “capitolone” inventato dal Ministro Fioroni e dalla Vice-Ministro Bastico per illudere le scuole che con il 2007 i finanziamenti sarebbero aumentati e soprattutto diventati più flessibili e più semplici da gestire, sta mostrando tutti i suoi limiti e la sua vera finalità che, in sostanza, è stata quella di ridurre all’osso gli stanziamenti, nel tentativo disperato di costringere le scuole a risparmiare su tutto, persino sull’acquisto della carta igienica e dei gessetti per la lavagna. In questi giorni sono arrivate nelle scuole le comunicazioni relative all’ultima tranche di finanziamenti previsti per il 2007. Le segnalazioni che ci arrivano da diverse scuole sono allarmanti. Questa tranche dovrebbe servire a coprire tra l’altro i costi del contratto integrativo di istituto relativamente alle funzioni strumentali per la realizzazione del POF e alle funzioni aggiuntive per il personale Ata; nelle scuole che avevano segnalato esigenze di maggiori fondi per il pagamento delle supplenze lo stanziamento dovrebbe servire anche a questo scopo. In realtà facendo i conti, molte scuole non si ritrovano; in molti casi mettendo insieme tutte le somme assegnate a partire dallo scorso aprile, non si riesce nemmeno a coprire fondo di istituto e supplenze. Ma il vero problema è che il meccanismo del “capitolone” (un unico finanziamento liberamente utilizzabile dalle scuole per le diverse esigenze) è tale da non consentire nessuna forma di controllo sulla composizione del fondo. I parametri per l’assegnazione del fondo sono contenuti nel decreto ministeriale n. 21 del 1° marzo 2007 ma le scuole non hanno alcun modo di verificare se i “conti” siano stati effettuati correttamente dagli uffici del Ministero; in caso di discordanza fra il conteggio effettuato dalla scuola e gli importi pervenuti, non c’è alcun modo di interloquire con nessuno per ottenere chiarimenti o spiegazioni. Insomma, trasparenza e informazione zero. Senza contare che di finanziamenti aggiuntivi che sono pure importanti non si sa ancora nulla: per esempio a tutt’oggi i fondi per l’ampliamento dell’offerta formativa previsti dalla legge 440 sono “top secret”, forse se ne saprà qualcosa a dicembre, quando ovviamente le scuole non potranno più fare nulla per definirne l’utilizzo; il risultato sarà inevitabile: le somme confluiranno nell’avanzo di amministrazione con grande gioia del Ministero dell’Economia che avrà modo di sottolineare che le scuole non sono in grado di spendere i soldi stanziati. Corollario: non è vero che la situazione finanziaria delle scuole è disastrosa, anzi è vero il contrario perché non si spendono neppure i soldi che ci sono! Così come, per esempio, nulla si sa dei 30 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria del 2007 per le tecnologie didattiche e neppure dei miseri 450euro destinati a ciascuna scuola a copertura delle spese per la connessione internet che fino all’anno scorso pagava il Ministero per tutti. La situazione è davvero drammatica, le scuole sono ormai costrette a battere cassa presso le famiglie e ad inventarsi le soluzioni più strambe per sopravvivere: si va dalla “lotteria” natalizia al “mercatino” dei lavoretti fatti dai bambini per arrivare alle “aste” in cui si vendono al genitore più generoso le statuette per il presepe o i prodotti artistici degli alunni. L’anno-ponte sta terminando e le scuole sono sempre più povere.
Con i tempi che corrono il rischio è che nella calza
della Befana (e cioè con la Legge finanziaria del 2008) le scuole
trovino solamente un'altra bella dose di carbone. |