Sospeso il recupero forzoso di 200 milioni di Tarsu non pagata

Dissequestrati i conti delle scuole.

Dopo la denuncia di ItaliaOggi il ministro Fioroni
corre ai ripari e ottiene da Equitalia la pax

da ItaliaOggi dell'1/11/2007

 

Il fisco sospenderà i sequestri dei beni delle scuole che non hanno pagato la tassa sui rifiuti. Gli agenti della riscossione che stanno procedendo proprio in questi giorni ai pignoramenti, come rilevato da ItaliaOggi martedì scorso, devono fermarsi. A bloccare le mani del fisco sugli istituti morosi è una nota che sarà inviata oggi dall'amministratore delegato di Equitalia, Attilio Befera, a tutte le agenzie di riscossione che fanno capo alla società. Una direttiva che innesta la retromarcia rispetto alla valanga di contestazioni e sequestri che stava prendendo piede sul territorio e che «minacciava di compromettere l'erogazione del servizio scolastico», ammettono fonti del ministero della pubblica istruzione.
Insomma, c'era il rischio che alcune scuole chiudessero i battenti. Già, perché le agenzie di riscossione erano passate alla fase esecutiva nei confronti delle istituzioni scolastiche inadempienti, e dunque al sequestro dei beni. E nella scuola di beni che diano denaro, tanto quanto ne serve a pagare il debito Tarsu ai comuni, per un ammontare complessivo di circa 200 milioni di euro, non ce ne sono molti. L'unica era aggredire i conti correnti, dove transitano periodicamente i fondi accreditati dal ministero della pubblica istruzione per le spese di supplenze, l'acquisto dei materiali di cancelleria, il pagamento in generale delle forniture e delle attività integrative. Detto, fatto. In queste ultime settimane le varie società di riscossione, a partire dall'Equitalia spa, i cui soci sono Agenzia delle entrate (51%) e Inps (49%), hanno cominciato a bloccare i cc. Fino a recupero dell'intero debito pregresso, più gli interessi legali e le spese per l'istruttoria. È il caso, per esempio, di un istituto di Lecce, a cui Equitalia spa ha congelato il conto fino a concorrenza del debito che ammonta a oltre 92 mila euro. O di un altro istituto, sempre a Lecce, il cui pignoramento è per circa 25 mila euro. E poi Cuneo, Cesena, Forlì, Ferrara_ Nel pignoramento dei conti sono finiti anche i contributi delle famiglie per le attività aggiuntive. Con il risultato che ci sono state scuole dove i genitori avevano pagato perché i figli il pomeriggio facessero lezioni di flauto e invece i ragazzi gli tornavano a casa. Perché i soldi per pagare il docente di musica non c'erano più, scivolati nell'imbuto del fisco.

Ieri il faccia a faccia chiarificatore tra i vertici del ministero della pubblica istruzione ed Equitalia, alla ricerca di una soluzione che argini quanto meno l'emergenza. In attesa che il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, e Leonardo Domenici, presidente dell'Anci, l'associazione nazionale dei comuni, raggiungano un accordo per saldare forfettariamente il debito. Intanto, certamente per un mese o forse anche due, ogni azione di rivalsa sarà sospesa da parte delle agenzie di riscossione. E i conti eventualmente già bloccati rientreranno nella disponibilità degli istituti scolastici. Un patto, questo, raggiunto tra viale Trastevere ed Equitalia, che ha dunque un duplice effetto. Il pignoramento dei beni delle istituzioni scolastiche rischiava di pregiudicare non solo il diritto allo studio, ma le stesse trattative tra Anci e ministero. «C'era il rischio che le azioni tese al recupero forzoso dei debiti pregressi potessero esasperare lo stato di tensione già esistente sulla questione dei debiti pregressi, compromettendo la faticosa azione di risanamento avviata con la Finanziaria 2007», dicono da viale Trastevere. Insomma, non era possibile continuare a trattare per spuntare un pagamento forfettario del pregresso con l'associazione dei comuni, mentre alcune amministrazioni comunali procedevano alla messa in mora delle scuole.

Viale Trastevere era già intervenuto d'urgenza in alcune realtà per evitare gli effetti del blocco totale dei conti delle scuole. Ma, al punto in cui si era arrivati, non si trattava più di casi sporadici, il blocco dei conti stava diventato l'approdo naturale e scontato per molte scuole che per uno, due, magari anche quattro anni, non hanno pagato la tassa per lo smaltimento dei rifiuti. E che le società di riscossione stavano aggredendo al pari di qualsiasi altro contribuente moroso.