Il ragazzo, 14 anni, 4 compagni lo colpiscono anche con colpi di catena

Marocchino picchiato a scuola.
Calci e pugni da 4 compagni.

"Da settimane mi provocavano, io voglio solo studiare e andare all'università"

Emilio Radice e Tea Maisto la Repubblica del 6/11/2007

 

ROMA - Preso a pugni, a calci e a colpi di catena, dai compagni di scuola e sotto gli occhi di tutti. Puro bullismo. È successo nella tarda mattinata davanti a un istituto tecnico nei pressi di San Pietro, l'Einaudi. Vittima un ragazzino di 14 anni di origini italo-marocchine. "L'ultima cosa che rammento è quel pugno diretto alla mia faccia che sono riuscito a bloccare. Poi mi è arrivato un colpo di catena alla testa". Khalil El Harraz, un adolescente magro magro e capelli ricci, non ricorda altro. Il resto del racconto lo fanno i commercianti di via delle Fornaci, luogo dell'aggressione. Sono stati loro a mettere in fuga i picchiatori, a soccorrere il ferito e a chiamare un'ambulanza.
"Se non intervenivamo lo avrebbero ucciso - spiega Aldo Camedda, dell'enoteca della via - Erano in quattro, e continuavano a picchiarlo anche quando era a terra, non sappiamo perché". Lo spiega lui, Khalil: "È da settimane che alcuni ragazzi della scuola mi provocano ma io non reagisco. Lascio correre, è questione di ignoranza. Vado a scuola per studiare". Ed era stato già aggredito. Il 31 ottobre i genitori avevano denunciato ai carabinieri un pestaggio avvenuto addirittura durante una lezione, davanti a una professoressa.

Khalil, due punti in testa, escoriazioni alle mani e trauma allo zigomo sinistro, racconta ancora: "Un ragazzo filippino (riconosciuto fra gli aggressori di ieri) e altri italiani mi accusavano di cose inesistenti, ad esempio, di aver guardato male qualcuno o addirittura di avere picchiato un loro amico. Oppure dicevano che ero antipatico o matto. Io non ho mai risposto alle loro provocazioni. Un giorno un ragazzo italiano è entrato in classe e ha detto "dov'è quel marocchino di mer..?". E anche lì non ho detto nulla, perché ripeto, è solo una questione di ignoranza. Io sono musulmano, ma seguo anche l'ora di religione cattolica perché voglio conoscere anche le altre religioni".
E aggiunge: "Sabato 26 ottobre, sempre a scuola, quel ragazzo filippino e un altro italiano hanno picchiato anche un mio amico: lo chiamo "Maldive" perché originario di lì, come io vengo soprannominato "Marocco". Sembra che la sua "colpa" sia stata spezzare per errore una loro sigaretta mentre passava. Io non c'ero ma sembra che abbiano detto che il prossimo sarei stato io".

E mercoledì scorso Khalil se li è trovati in classe: "Stavamo facendo lezione di fisica, quando quei due si sono presentati e mi hanno aggredito. La prof ha urlato, ma nessuno è intervenuto in mia difesa".
La madre, Fernanda Di Loreto, ieri mattina aveva cercato la preside: "Volevo che mio figlio cambiasse classe, ma la dirigente mi ha detto di stare tranquilla. Invece a ora di pranzo è stato aggredito. Non è questione di razzismo, sarebbe facile dirlo: no, è bullismo. Khalil non fa parte del gruppo che spadroneggia nella scuola e questo dà fastidio. È un ragazzo che studia, vuole fare l'università e diventare commercialista. Domani (oggi, ndr) sarà a scuola. Non deve dargliela vinta".