L'INTERVISTA "Da vent'anni rincorro il sogno di una cattedra".
Ci si sente in balia del destino... Salvo Intravaia, la Repubblica, 12/3/2007
ROMA - «Ci sentiamo in balia del fato...». È lo stato d'animo di chi per anni è andato alla disperata ricerca di una cattedra fissa senza riuscirvi. Filippo Greco, 52 anni, insegna come supplente fino al 30 giugno all'istituto alberghiero di Cefalù, in provincia di Palermo. Da quanti anni è alla ricerca di una cattedra fissa? «Da quasi venti». Come ha iniziato? «Come quasi tutti i miei colleghi, con la scuola privata. Lavoravo per la gloria e per il punteggio: niente stipendio e pochissimi contributi, ma è una strada obbligata. Poi le prime supplenze brevi nella scuola statale». Cosa insegna? «La mia materia è Diritto, Economia e Scienza delle finanze negli istituti tecnici commerciali ma da qualche anno insegno ai disabili». Come mai questo cambio di rotta? «Sulla mia classe di concorso le speranze si affievolivano e mi sono dedicato al sostegno». Lei ha quindi due abilitazioni? «È il minimo per un precario. Ci sono colleghi con quattro, cinque abilitazioni». Com'è la vita del precario? «Oggi sei in una scuola e domani non sai se riesci a lavorare e dove. Ci si sente in balia del fato. Avremmo dovuto essere immessi in ruolo almeno dieci anni fa. Poi è subentrata una serie di cambiamenti nelle graduatorie permanenti, con incertezza e confusione crescenti. E con la nuova modifica in vista, per il prossimo anno non sappiamo chi salirà e chi scenderà in graduatoria». Com'è il rapporto con gli alunni? «La cosa più brutta è non sapere cosa rispondere ai ragazzi che ti chiedono: il prossimo anno la rivedrò?». Ha girato parecchie scuole nel corso della sua carriera? «Almeno una quindicina e ogni volta occorre iniziare tutto daccapo». In questo continuo girovagare quale rapporto si riesce ad instaurare con i colleghi? «Se hai personalità i colleghi ti rispettano ma anche in loro c'è una specie di rassegnazione. Nella scuola si dovrebbe lavorare in team e con programmazioni di 3/5 anni. Come si fa sapendo che resterai magari solo un anno?». Ma, secondo lei, si può risolvere il problema del precariato nella scuola? «Basterebbe trasformare i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Lo Stato risparmierebbe 9 milioni di euro all'anno». Lei ha un incarico fino al 30 giugno. E dopo? «Ci si arrangia». Come vede il futuro?
«Non ho molte certezze:
non so se ce la farò mai ad entrare di ruolo». |