La scuola oggi è costretta a dire i no di Eraldo Affinati da Il Corriere della Sera del 4/3/2007
Forse la scuola italiana non è mai stata quella, umbertina e patriottica, descritta, con qualche compiacimento di troppo, da Edmondo De Amicis nel celebre Cuore; tuttavia, ammesso e non concesso che un tempo poggiasse le sue basi su principi e valori sicuri e affidabili, oggi quell'equilibrio sembra essersi rotto. Presidi picchiati dai genitori degli alunni, maestre che tagliano la lingua ai bambini, insegnanti assediati, professoresse che fanno spogliarelli dimostrativi. Senza entrare nel merito dei singoli episodi, una domanda è legittima: cosa sta accadendo nelle aule del Bel Paese? Attenzione: i banchi di studio non sono l'isola di Peter Pan, staccati dal mondo; al contrario: lo riflettono in pieno. Ecco perché tutti dovrebbero sentirsi chiamati in causa da quella che Benedetto XVI ha recentemente definito «emergenza educativa». Spesso così non avviene. Certi adulti considerano la scuola un semplice servizio, non vogliono grane coi figli. In tutta la mia esperienza di insegnante, il peggiore degli scolari costituiva sempre un passo in avanti rispetto alla famiglia di provenienza.
La scuola oggi è costretta a fare un'opera di
supplenza: deve dire i no che i genitori non vogliono più pronunciare.
Gli insegnanti sono diventati le controfigure dei padri e delle madri:
li sostituiscono nelle azioni più pericolose. E in molti casi, come
vediamo, ne pagano le conseguenze. D'altro canto gli studenti hanno
tempi di concentrazione assai più ridotti rispetto al passato. Privi
di vero confronto, con tutti gli iPod, i cellulari e gli schermi
tascabili, rischiano il vuoto. In compenso mostrano abilità speciali
per intercettare le quali bisognerebbe avere strumenti tecnologici
nuovi. In attesa dell'agenda elettronica personale, dovremmo intanto
ridisegnare gli spazi didattici. Ma per agire è necessaria la
collaborazione delle famiglie che invece continuano a disertare le
riunioni a cui sono invitate. |