Linea di confine
Brutta pagella
Mario Pirani
la Repubblica,
12/3/2007
"Brutta pagella,
picchiano il preside", "Quando il bullo è un genitore", "Familismo
amorale", "Quei bulli fra i banchi". Sono solo alcuni fra i titoli di
questa, anche per altri versi, bruttissima settimana. Peraltro non
tutto fa notizia. Il numero verde antibullismo (800 66 96 96)
istituito a partire da febbraio con 10 linee dal ministero
dell´Istruzione riceve almeno 1000 chiamate al giorno. La prof. Laura
Volpini che lo coordina ha dichiarato all´»Unità»: «Quello che sta
emergendo è un forte disagio dell´intero contesto scolastico. Ci
telefonano da tutta Italia in modo uniforme. Dai casi segnalati
vengono fuori comportamenti che vanno avanti da anni. « Ma oltre
all´ascolto, al consiglio, alla riflessione non sembra che gli
psicologi del numero verde possano far molto o siano dotati di poteri
d´intervento. Quel che colpisce in questo crescendo di violenza
impunita è il balbettìo, le inutili dissertazioni sociologiche, la
confessione di resa che viene da chi dovrebbe, invece, avere il
coraggio di prendere concrete misure di contrasto. Prigionieri di
cascami ideologici permissivi, oggi sembrano in preda alla paura e
alla rassegnazione.
Prendo, ad esempio, una recentissima intervista alla «Stampa»
dell´onorevole Giuseppe Fioroni, ministro dell´Istruzione (ignoro se
abbia reintrodotto l´aggettivo Pubblica che la Moratti aveva
cancellato). L´ho conosciuto in un convegno e mi era parso persona
dabbene e di buon senso, non ancora prigioniero del devastante
pensiero pedagogico. Leggo ora con stupore e una residua speranza di
smentita che avrebbe confermato la via libera al telefonino in classe,
malgrado si sia ormai trasformato, oltre che in uno strumento di
disturbo, in un´arma impropria.
Non di questo, però, oggi voglio parlare ma del fatto che il ministro,
rispondendo a chi gli ricordava i recenti fattacci, ha pensato bene di
rifugiarsi «in un ragionamento più generale», discettando sulla scuola
«come soggetto di interazione con la famiglia, la società, i mezzi di
comunicazione, il territorio», prendendosela giustamente con i
genitori che danno il cattivo esempio ma proponendo, come rimedio, che
«scuola e famiglia facciano sistema ed abbiano obbiettivi condivisi»,
annunciando, infine, di aver avviato in Veneto e Calabria... «una
sperimentazione per la formazione permanente delle famiglie» mentre è
allo studio «un tavolo di confronto con Rosy Bindi e Giuliano Amato».
Non una parola su ciò che concretamente si dovrebbe fare al di fuori
della solita pappa di «tavoli», «condivisioni», «interazioni» che
servono solo a perdere e a far perdere tempo. Caro ministro, nello
stesso giorno della sua intervista (4 marzo) sulla rubrica delle
lettere dello stesso giornale, appariva un appello quasi disperato di
un gruppo di insegnanti. Se lo legga per intero e, per intanto, le
anticipo qualche brano: «Noi insegnanti siamo stufi di rischiare la
salute e la nostra incolumità di fronte ad alunni maleducati che sanno
benissimo di non aver nulla da perdere a mostrarsi violenti,
aggressivi, prepotenti... siamo stufi di aver paura di ricorsi e
ritorsioni più o meno legali se soltanto osiamo dare delle
insufficienze... siamo stufi di subire pressioni da parte di presidi
che pretendono il maggior numero possibile di promossi.... siamo stufi
delle minacce di genitori... di intimidazioni e di violenze, di
trovare le ruote bucate, le carrozzerie rigate ogniqualvolta
pretendiamo di correggere un errore madornale o di criticare un
comportamento diseducato... siamo stufi di governi che promettono di
ridare autorevolezza ai docenti e poi li abbandonano a loro stessi o
li sanzionano se un qualsiasi adolescente tira fuori il suo
telefonino, filma una bravata qualsiasi e la diffonde via Internet...
che tipo di armi abbiamo contro il bullismo? Ricorrere alla famosa
nota sul registro? Ci ridono sopra, coperti da genitori che magari si
prendono pure il disturbo di venirti a minacciare.... Ridateci il voto
di condotta, il vecchio voto di condotta. Quello che al di sotto
dell´otto comportava un recupero di tutte le materie, quello che
influiva, eccome, sulla valutazione del profitto. Ridateci la
possibilità di educare i giovani». L´ho proposto invano anch´io su
queste colonne anni orsono. Aggiungo che se si vuole porre rimedio al
disastro bisognerebbe anche reintrodurre gli esami di riparazione
(altro che accumulare «debiti») e liberare la scuola dall´invadenza
protettiva dei genitori, a cominciare dalla presidenza dei consigli di
istituto. Si è detto a sproposito che la scuola andava male perché i
genitori ne erano tenuti fuori, mentre la loro onnipresenza, come
l´esperienza dimostra è tra le cause della crisi.