L’istruzione è compresa tra i servizi essenziali?

da Tuttoscuola, 26/5/2007

 

Il solo trasferimento delle competenze in materia di istruzione, a parità di risorse, finirebbe per scaricare sul livello regionale le tensioni che attualmente si manifestano a livello nazionale sia sul piano istituzionale (rapporto Stato-Regioni) che su quello sindacale (vertenze nazionali, che diverrebbero regionali). Ma è una prospettiva che le Regioni, almeno quelle del Centro-Nord, mostrano di non temere. Come sottolineato dalla Conferenza delle Regioni, impegnata proprio in questi giorni con gli enti locali nell’esame della proposta di attuazione del federalismo fiscale, si pone un problema di perequazione in modo da assicurare uniformità su tutto il territorio nazionale del livello essenziale della prestazione e del relativo costo standard.

Il federalismo fiscale deve portare a un miglioramento dei servizi senza provocare aumenti della pressione fiscale. Questa prospettiva condivisa dal Ministero dell’Economia postula che solo sanità e assistenza siano tra i diritti sociali per i quali si impone un sistema di perequazione sui bisogni standard e non sulla spesa storica.

Su questo punto mancherebbe la condivisione delle Conferenza delle Regioni la quale chiede di allargare all’istruzione il perimetro dei servizi essenziali, con il conseguente riconoscimento della perequazione verticale: dallo Stato alle Regioni.

Cosa ne pensa il ministro della pubblica istruzione, il cui parere assume un significativo peso politico?