Problema dei problemi.
Pasquale Almirante, da
DocentINclasse, 25/5/2007
Problema dei problemi: come modernizzare la
scuola italiana e favorire l'occupazione giovanile? Confindustria ha
provato a dare una risposta e nel complesso pare che torto non abbia
quando propone: “Stipendi più alti per insegnanti più meritevoli,
autonomia di budget, revisione dello status giuridico dei professori,
assegnazione di almeno il 10 per cento dei posti futuri ai giovani.”
E torto non avrebbe nemmeno l’Associazione nazionale presidi: “il
sindacato nel nostro paese è sempre riuscito a non mettersi in
discussione, a sottrarsi alla riflessione su di sé e quindi anche sul
suo modo di essere e sul proprio stato di salute”.
Ruolo del sindacato (Retescuola ha proposto la restituzione delle
tessere) e funzione della politica. Ma il problema va diventando
sempre più problematico soprattutto a seguito di due fattori d’alta
pesantezza: formare personale specializzato e preparato e non
lasciarsi fregare dalla concorrenza estera. Fra l’altro la scuola ha
il compito, oltre a quello di istruire, di formare il cittadino e di
educare alla cittadinanza.
Tuttavia anche in questo ambito non siamo messi affatto bene tra
bullismo, video di palpeggi, dispersione, maleducazione e vandalismi
vari. Aggiungiamo ancora che nonostante in Italia le ore complessive
di lezione siano di più rispetto alla media europea i nostri studenti
appaiono i meno preparati, come i peggio pagati sono i loro insegnanti
il cui numero per alunni è il più alto della Comunità anche se le
nostri classi sono normalmente molto affollate.
Ma anche come quantità di materie complessive studiate nella nostra
scuola non siamo secondi a nessuno, anzi. C’è poi l’altro problema
perenne del precariato, di insegnanti cioè che se per un verso reggono
parte del funzionamento della scuola per l’altro non hanno garanzie di
stabilità, vengono chiamati alla bisogna e poi lasciati a loro stessi,
fatto che dovrebbe fare arrossire tutti i ministri che finora si sono
succeduti. E come se non bastasse il ministro Amato a Palermo, durante
la commemorazione della strage di Capaci, ha detto: “Una delle ragioni
per le quali gli studenti studiano male è perché alcuni insegnanti
sono usciti da anni in cui le discussioni sul Vietnam avevano preso il
posto dell’imparare», sparando nel mucchio e a occhi chiusi.
D’altra parte tutte le deficienze sono orfane mentre i tesoretti hanno
molti papà e la scuola coi suoi gridati fiaschi è figlia solo dei
docenti sessantottini e non di gestioni fallimentari che hanno
consentito ingolfamenti, latitanze, sbagli evidenti, scelte politiche
di parte, sacche clientelari come l’ultimo il decreto Milleproroghe,
votato pure da Amato, che sana il concorso ordinario a preside con
evidente sberleffo della Legge. Anche da qui il problema dei problemi
che nasce tuttavia quando la politica è latitante e non ha il coraggio
delle scelte risolute e non riesce a trovare al suo interno la forza
civile per cambiare e innovare.
E non puntiamo l’indice contro un governo in particolare ma alla
conduzione politica nel suo insieme perché l’istruzione e il futuro
della Nazione non hanno partito né numeri risicati al Parlamento. E
invece la riforma Moratti nacque su proposta e principi di parte e
passò a colpi di maggioranza, mentre per lo più vige ancora quella del
fascista Gentile. Fioroni smonta non si capisce con quale cacciavite e
pontifica senza dare certezze che siano certe sul futuro della nostra
scuola. Se il problema è il merito perché non se ne discute con la
giusta serietà, scegliendo e sfidando perfino la piazza? E invece la
sola sfida visibile è quella dello sconcio spostamento di date per il
rinnovo del contratto. E se i nostri insegnanti sono i più vecchi
d’Europa, perché non rinnovarli e impiegarli all’università per la
ricerca didattica o per fare ispezioni nelle scuole che sarebbe cosa
salutare?
Ma forse il vero problema dei problemi è quello di dare almeno
speranze a quei giovani che vengono a scuola per cercare la promozione
sociale che poi le logiche clientelari impallinano, come sempre e con
regolarità politica e sindacale.