Il 34% dei giovani non ha ultimato le superiori
Diplomi, Italia a rimorchio. Il 34% dei giovani non ha ultimato le superiori ItaliaOggi del 5/6/2007
È un'Europa a due velocità quella impegnata sul
fronte educazione. Il dato emerge dall'ultimo rapporto Eurostat sulle
condizioni di vita dell'Unione. L'Italia, da parte sua, si piazza
sempre sotto la media europea: se non è proprio fanalino di coda, si
distingue per la costante negativa nel confronto con la media in fatto
di dispersione, successo formativo e occupazionale, anche se sembra
che le responsabilità non siano tutte imputabili alla scuola. Eurostat
rileva infatti come anche le aziende, soprattutto in Italia, e
soprattutto nei paesi dell'area meridionale del continente, siano in
ritardo sulla formazione professionale. Inevitabile il riferimento al
fattore denaro. Nel quadro del sistema di istruzione, la spesa in
rapporto al pil in Italia è inferiore, ma di poco, alla media Ue, ma,
mentre in paesi, come la Danimarca, i contribuenti avvantaggiano di
più gli studenti, altrove, come da noi, questo non avviene. Qualcuno
dirà che siamo alle solite: emerge chiaro uno stato dell'educazione
dell'Unione a netto vantaggio dei paesi nordici. Sorprendono, però, le
performance dei paesi dell'area orientale, soprattutto Polonia,
Repubblica Ceca, Slovacchia e le repubbliche baltiche, dove i tassi di
dispersione e successo formativo sono tra i più alti d'Europa e dove
le prestazioni di sistema minacciano il primato a paesi
tradizionalmente vincenti come la stessa Finlandia, in testa quasi
sempre con la Norvegia e la Danimarca. Che sia il segnale che cambiare
si può? Sarà, ma mentre c'è chi se la passa peggio di noi, come spesso
accade soprattutto a Portogallo, Spagna e Grecia, l'Italia resta a
guardare con l'unico punto in linea con la media europea riferibile ai
livelli della formazione lungo tutto l'arco della vita (7%), tra
l'altro facilmente ascrivibili alle massicce campagne succedutesi
negli ultimi anni in merito all'alfabetizzazione digitale, soprattutto
degli insegnanti, o ai mega-progetti per la formazione in servizio,
come quelli promossi dall'Indire. Diplomati, dispersi
In Europa il 74% della popolazione con età
compresa fra i 25 e i 34 anni possiede un diploma di scuola secondaria
superiore. Meglio di tutti va la Norvegia, con il 95% dei diplomati,
ma di poco staccata segue la Repubblica Ceca con il 93,2%; bene anche
la Polonia (oltre il 91%). L'Italia è ferma al 66%. Un dato, quello
appena descritto, che ricalca perfettamente quello della dispersione,
con la Norvegia a guidare la classifica dei paesi più motivanti allo
studio, con una percentuale di dispersi solo del 4,6% dell'intera
popolazione di età compresa fra i 18 e i 24 anni. Bene anche Polonia,
Slovacchia e Repubblica Ceca, con tassi di dispersione fra i più bassi
dell'Ue (rispettivamente pari a 5,5, 5,8 e 6,4%), mentre per l'Italia
siamo quasi al 22%, su una media continentale del 18,1% di
dispersione. In generale, c'è da dire che in quasi tutti i paesi
vigono sistemi di istruzione obbligatoria che arrivano a coprire fino
al 15°, al massimo 16°, anno di età, ma rispetto a questo elemento di
omogeneità contrastano i dati sulla partecipazione all'obbligo
scolastico, che vede in testa Finlandia (70% di studenti coinvolti
nell'istruzione obbligatoria sul totale della popolazione di studenti
di età compresa fra i 15 e i 24 anni), su una media europea del 60%.
Seguono appena dietro Polonia e Lituania (69%) e Belgio, quest'ultimo
con il livello più alto nella fascia dell'obbligo formativo (16-18
anni), con una media del 99% dei giovani coinvolti in percorsi
formativi; il 100% delle ragazze. alla sbarra l'impresa
Il rapporto studio e occupazione mette in luce
il dato del ritardo dell'entrata dei giovani nel mondo del lavoro. Su
una media europea che fissa a 21 anni la soglia minima d'età con cui i
giovani fanno il loro ingresso nel mercato del lavoro, in Italia si
arriva a 24 anni, mentre i più precoci sono danesi (16 anni), inglesi
e olandesi (17). In questi ultimi paesi aumentano i livelli
occupazionali part-time per questa fascia di lavoratori. |