Ma in Europa dilagano i sistemi di valutazione
degli istituti e del personale.
Per i docenti non c'è esame.
Denuncia Draghi: niente verifica, niente qualità
di Iaia Vantaggiato da ItaliaOggi del
12/6/2007
Per una buona scuola serve un buon sistema di
valutazione. A rilanciare il tema di un nuovo sistema valutativo in
Italia è stato il governatore di banca d'Italia, Mario Draghi, che ha
lanciato un affondo a tutto campo: 'L'istruzione ha una
caratterizzazione territoriale che merita attenzione. Al Sud i divari
di apprendimento sono significativi già a partire dalla scuola
primaria e tendono ad ampliarsi nei gradi successivi, un quindicenne
su cinque nel Mezzogiorno versa in una condizione di povertà di
conoscenze, anticamera della povertà economica. Ma soprattutto',
conclude, 'manca un efficace sistema di valutazione delle scuole che
nell'esperienza degli altri paesi appare indispensabile completamento
dell'autonomia scolastica'.
Valutare per credere, insomma, ma soprattutto
per migliorare la qualità dell'istruzione. Un obiettivo, questo,
considerato ormai prioritario dalla maggior parte dei paesi
dell'Unione europea. La valutazione del sistema riguarda spesso anche
i docenti: in Italia sta per arrivare un nuovo modello di valutazione,
guidato dal centro ma realizzato dalle scuole, sulla qualità
dell'offerta educativa (e dunque sul rendimento degli studenti), che
però non riguarda direttamente i docenti: se e quando saranno anche
loro esaminati non è dato sapere. Ci aveva provato il ministro della
pubblica istruzione, Luigi Berlinguer, ed ebbe in risposta uno degli
scioperi più riusciti della scuola.
A livello europeo, dirimente, nella definizione dei modelli di
valutazione delle scuole dell'istruzione obbligatoria, resta la
centralità che essa assume o meno all'interno dei sistemi educativi.
Centrale essa risulta nella maggior parte dei paesi dell'Unione (23 su
31 se si considerano anche l'Islanda, il Lichtenstein e la Norvegia)
dove può essere tanto esterna (e cioè condotta da valutatori che
possono indifferentemente dipendere da autorità educative locali,
regionali o centrali) quanto interna (cioè affidata al personale
scolastico, docente o amministrativo, o ad altri membri della comunità
tra i quali rientrano anche genitori e alunni). È bene, tuttavia,
sottolineare che i due tipi di valutazione tendono ormai a interagire
nella maggior parte dei paesi europei e che sempre più i criteri
standardizzati della valutazione esterna costituiscono il pilastro
della valutazione interna.
Certo esistono delle differenze: se a essere valutate sono attività
limitate o specifiche delle singole scuole (leggi programmi e
regolamenti interni) l'utilizzo di liste di criteri prestabiliti
risulta persino inutile. Viceversa se si allarga il campo delle
attività da sottoporre a valutazione, in tal caso fondamentale anche
ai fini della coerenza e della unitarietà, risulta il ricorso ai
criteri standardizzati (è il caso dell'Irlanda, del Lussemburgo e
della Svezia). Alcuni paesi inoltre (l'Estonia, la Slovacchia, la
Romania e il Regno Unito) raccomandano l'utilizzo dei cosiddetti
criteri standardizzati anche per la valutazione interna delle scuole
(l'obbligatorietà di tale utilizzo è già scattata in Lituania,
Slovacchia e Svezia a partire dall'anno scolastico 2004-2005).
Alla valutazione delle scuole, che ha come oggetto le attività
complessive della scuola non associate alle singole responsabilità dei
suoi membri e come obiettivo il miglioramento delle prestazioni dei
diversi istituti, spesso si aggiunge, sebbene non sempre in modo
sistematico, la valutazione degli insegnanti a titolo individuale (16
paesi su 31) di cui è generalmente responsabile il capo d'istituto. Ma
veniamo al secondo modello: in esso le scuole non sono al centro del
sistema di valutazione il quale verte principalmente sugli insegnanti
ed è diffuso, in particolare, nelle comunità francesi e tedesche del
Belgio, in Grecia, Francia (livello primario), Lussemburgo e Bulgaria.
Altro caso è rappresentato dai paesi nordici (Danimarca, Finlandia,
Svezia e Norvegia) dove a essere oggetto di valutazione sono le
autorità locali responsabili della valutazione dell'offerta educativa
che a loro fa capo e, quindi, soggette a loro volta alla valutazione
da parte delle autorità educative centrali o di agenzie educative
nazionali specializzate. Una situazione atipica ma facile da
comprendere all'interno di un quadro che ha avviato massicci processi
di decentralizzazione a favore delle municipalità. È bene, comunque,
sottolineare che sempre di più in tali paesi (soprattutto in Belgio,
Danimarca, Lussemburgo, Svezia e Norvegia) l'opzione di una
valutazione esterna delle scuole in quanto entità sta prendendo sempre
più piede. Non a caso a partire dal 2004, e per fermarsi alla sola
Svezia, l'Agenzia nazionale educativa che, per tutti gli anni 90 si
limitava a un'azione di controllo sui regolamenti, ha rafforzato la
propria attività di valutazione delle singole scuole.
Oltre alla centralità o meno che, all'interno dei diversi sistemi,
assume la valutazione un ulteriore elemento interviene a diversificare
i modelli dei differenti paesi europei. Si tratta del tipo di rapporto
che intercorre tra valutazione interna ed esterna. In sintesi, si può
affermare che in alcuni paesi i risultati delle due forme di
valutazione vengono utilizzati secondo i canoni della reciprocità.
Accade cioè che è principalmente ai risultati della valutazione
interna che i valutatori esterni si ispirano per familiarizzarsi con
contesti a loro estranei. Addirittura nei Paesi Bassi i risultati
della valutazione interna costituiscono l'oggetto principale di quella
esterna. In questi stessi paesi, tuttavia e allo stesso tempo, le
scuole sono tenute a prendere in considerazione i risultati della
valutazione esterna nella loro attività di monitoraggio interno. Ciò
che cambia sono unicamente le modalità di trasmissione: veri e propri
rapporti di ispezione nella Repubblica Ceca, in Irlanda, Slovacchia e
Regno Unito (fatta eccezione per la Scozia); 'rapporti di rendimento'
e 'carte di qualità' (kwaliteitskaarten) nei Paesi Bassi e in Scozia.
Esiste poi un secondo gruppo di paesi nei quali mentre i valutatori
esterni sono tenuti a prendere in considerazione i risultati della
valutazionae interna, non così accade per le scuole che vengono
lasciate assolutamente libere nell'elaborazione dei loro programmi di
autovalutazione. Tra i casi limite, quello dell'Austria e dell'Islanda
dove la valutazione interna è essa stessa oggetto di quella esterna (metavalutazione).
Terzo ed ultimo gruppo, quello nel quale l'interazione o è debole o
addirittura inesistente (Comunità fiamminga del Belgio, Germania,
Estonia, Grecia, Spagna, Cipro, Ungheria e Portogallo).