Mozioni in Parlamento
sulla presenza di studenti stranieri .
La Stampa del
18/6/2007
ROMA
È “guerra” di mozioni in Parlamento sulla presenza di studenti
stranieri nella scuola italiana. Un fenomeno in costante crescita:
nell’anno scolastico 2010-2011 gli alunni non italiani saranno 747mila
nelle scuole di ogni ordine e grado. L’obiettivo è favorirne sempre di
più l’integrazione, ma sulle soluzioni da adottare non tutte le forze
politiche la pensano allo stesso modo, pur chiedendo all’unisono più
risorse per risolvere il problema.
L’aula di Montecitorio si troverà, nei prossimi giorni, a dover
discutere e votare cinque mozioni sull’argomento. A presentarle sono
state la Lega, l’Udc, Forza italia, Alleanza nazionale e l’Unione. La
posizione più radicale è senza dubbio quella messa in campo dal
Carroccio: rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri
alla scuola dell’obbligo, autorizzandone l’ingresso solo dopo un test
e «specifiche prove di valutazione», secondo metodi e criteri
stabiliti dalle singole Regioni, in nome del “federalismo scolastico”.
La Lega, inoltre, chiede l’istituzione di «classi di inserimento
temporaneo» che consentano agli studenti stranieri che non superano le
prove e i test di frequentare corsi di apprendimento della lingua
italiana e gli insegnamenti di base previsti dai programmi scolastici,
«preparatori e propedeutici all’ingresso nelle classi permanenti».
L’obiettivo, spiegano i firmatari della mozione, è di evitare agli
alunni italiani una «penalizzante riduzione dell’offerta scolastica»,
cioè un rallentamento dell’iter didattico dovuto alle difficoltà che
incontrano gli alunni stranieri.
L’Udc chiede di potenziare l’organico dei mediatori interculturali,
che oggi sono 2.400, con una forte concentrazione al Nord (54,1%) e al
Centro (30,3%). Occorre «superare la logica dell’emergenza» ed
«eliminare i dislivelli linguistici che si possono creare nel cammino
di apprendimento». Per questo, è indispensabile «una grande
solidarietà all’interno del sistema dell’istruzione, chiamato a
servire una società che sta diventando multietnica». Per i centristi
della Cdl è poi necessario attivare percorsi formativi per il
personale scolastico e di corsi di sostegno linguistico «che operino
in parallelo alle lezioni», ripristinando la figura del “tutor”,
«strumento prezioso per l’alfabetizzazione ed il perfezionamento della
lingua italiana», non solo degli studenti stranieri ma anche delle
loro famiglie.
Percorsi formativi «che filtrino e preparino l’accesso effettivo alla
scuola» degli studenti stranieri immigrati da poco in Italia, chiede
Forza Italia nella sua mozione. Spesso, sottolineano i firmatari della
proposta azzurra, questi studenti sono sprovvisti di qualsiasi
conoscenza della lingua italiana e la loro preparazione scolastica è
frammentaria. In ogni caso, secondo Forza Italia è opportuno limitare,
durante l’anno scolastico in corso, l’ingresso di nuovi alunni
stranieri «in maniera tale da non compromettere il regolare
svolgimento del percorso didattico annuale». Ed è necessario
distribuire il personale qualificato su base regionale in funzione
diversificata degli alunni stranieri.
L’obiettivo di fondo, per Forza Italia, deve essere quello di
«contenere il disorientamento degli alunni inseriti in un contesto
loro totalmente estraneo, di cui non conoscono le regole formali e
informali e in modo da limitare le difficoltà degli insegnanti e degli
alunni già presenti a proseguire regolarmente un percorso didattico
spesso già avviato».
Per Alleanza Nazionale il passaggio cruciale è quello di una maggiore
formazione, iniziale e in servizio, di insegnanti e operatori
scolastici. Ma occorre anche promuovere l’acquisizione dell’italiano
scritto e parlato con corsi destinati anche ai genitori degli alunni
stranieri. Per questo è utile, secondo An, realizzare un sistema
organizzato di corsi di italiano come seconda lingua, propedeutici
alla frequenza, prevedendo, per particolari esigenze didattiche, la
formazione temporanea di gruppi omogenei all’interno della scuola per
la frequenza di laboratori linguistici.
La mozione presentata dall’Unione punta dritto alla finanziaria 2008:
occorrono, sostengono i firmatari, stanziamenti aggiuntivi per un
“piano nazionale di formazione diffusa” dei dirigenti scolastici e
degli insegnanti, con l’obiettivo di un’ulteriore promozione
dell’educazione interculturale. È poi necessario, secondo il
centrosinistra, un utilizzo, in modo sempre più mirato, dei mediatori
culturali, d’intesa con gli enti locali e il ministero della
Solidarietà sociale. Ma sono utili anche «momenti strutturali di
incontro» con le famiglie dei ragazzi immigrati per facilitare la
conoscenza del sistema scolastico italiano.
Nell’anno scolastico 2005-2006 gli alunni stranieri sono stati 424mila
(+17,5%). Per il 2006-2007 il numero stimato è di 484mila, pari al
5,5% dell’intera popolazione scolastica. Le scuole con incidenza più
elevata sono le primarie e l’area del Paese dove è maggiore la
presenza di alunni non italiani è il Nord-Est. La provincia con
incidenza più elevata è quella di Mantova; il comune capoluogo che
registra il numero più alto di studenti stranieri è Milano.
Il Paese di provenienza più rappresentato, rispetto alla percentuale
degli stranieri, è l’Albania, mentre quello con la maggiore crescita
rispetto all’anno precedente è la Romania, con un +50,9% nell’anno
scolastico 2004-2005 e +26,7% nell’anno scolastico 2005-2006.
La percentuale di scuole con presenza di alunni di cittadinanza non
italiana è pari al 64,5% del totale, ma con un’assoluta disomogeneità
territoriale, dal momento che Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e
Piemonte assorbono da sole ben oltre la metà di studenti stranieri.