Valutazione dei dirigenti scolastici/2. da Tuttoscuola, 26/6/2007
In altre occasioni i seminari organizzati dalla associazione Treellle, in collaborazione con la Fondazione per la scuola della compagnia di San Paolo, hanno visto la partecipazione di ministri e viceministri. O almeno dei vertici dell’amministrazione scolastica. Ma nessuno di questi personaggi è intervenuto al seminario internazionale sulla dirigenza della scuola in Europa, dedicato in particolare a Francia e Regno Unito, promosso a Roma lo scorso 21 giugno. Come interpretare il plastico disimpegno del Ministero su questa importante tematica? Probabilmente non come il segno di una disattenzione verso gli organizzatori, mai dimostrata in passato. E non è neppure pensabile che Ministro e Amministrazione, al cui vertice stanno oggi dirigenti che si sono a lungo impegnati sulla questione della valutazione dei dirigenti scolastici, sottovalutino la rilevanza della materia. Il fatto è che su questa delicata problematica, che ha considerevoli ricadute sul piano sindacale, non sono state ancora prese decisioni a livello politico: né quella di accantonare definitivamente le procedure garantiste e di "peer evaluation" alle quali si ispirava il modello SIVADIS, concordato con i sindacati e inserito nel contratto, né quella di passare decisamente ad un modello di valutazione esterna, magari affidato ad organismi tecnico-politici sganciati dall’Amministrazione scolastica, che potrebbe sollevare forti resistenze nella categoria.
Un modello a favore del quale
l’associazione Treellle si è però apertamente schierata, puntando
sulla sua versione più radicale, che è quella inglese. Ma che
comporterebbe per i dirigenti scolastici italiani un diverso tipo di
formazione iniziale, di reclutamento, di mobilità, di poteri (a
partire dalla scelta dei docenti) e soprattutto di responsabilità in
ordine ai risultati, con il rischio permanente del licenziamento da
parte degli amministratori delle scuole. Ma tra il Regno Unito e
l’Italia "c’è di mezzo il mare"... |