Maturità, è guerra di religione.
Prove a rischio dopo la sentenza del Tar sui
“crediti” per l’esame
Giacomo Galeazzi, La Stampa del
12/6/2007
ROMA
L’incognita dei «crediti» di religione sulla maturità 2007. L’ora di
religione cattolica è facoltativa ma potrebbe essere decisiva
nell’attribuzione del voto finale degli esami di Stato che circa 450
mila studenti, giunti all’ultimo anno delle scuole superiori,
sosterranno a partire dal 20 giugno: chi va bene in religione quindi
potrà aspirare a un voto più alto. Protestano le Chiese non cattoliche
e le associazioni in difesa della scuola laica e democratica che
accusano il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni di discriminare
le decine di migliaia di studenti che non si avvalgono
dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) e di attentare alla
laicità della scuola. A stabilire chi ha ragione sarà ora il Consiglio
di Stato dopo che il Tar del Lazio ha «sospeso» l’ordinanza
ministeriale ritenendola «discriminatoria» nei confronti degli
studenti che non hanno scelto l’ora di religione.
Il provvedimento modifica la tabella dei punteggi per il voto finale:
massimo 45 punti per gli scritti, 30 per il colloquio orale (ora sono
35) e 25 per il credito scolastico (ora sono 20), che si ottiene sia
dalla media dei voti del triennio sia dalla valutazione di eventuali
attività extrascolastiche regolarmente certificate e approvate dai
docenti. Ma l’ordinanza contestata stabilisce anche che fin da subito
i docenti di religione partecipino «a pieno titolo alle deliberazioni
del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito
scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento». Stessa
facoltà hanno i docenti «delle attività didattiche e formative
alternative all’insegnamento della religione cattolica, limitatamente
agli alunni che abbiano seguito le attività medesime». Mentre i
tantissimi alunni che non partecipano ad alcuna attività alternativa
(spesso perché le scuole non le organizzano, ma anche perché scelgono
di fare «studio individuale assistito») hanno pochissime possibilità
di farsi riconoscere un credito. Dovrebbero, infatti, essere in grado
di dimostrare di aver partecipato, in concomitanza con l’ora di
religione che non frequentano, «ad iniziative formative in ambito
extrascolastico», oppure la scuola dovrebbe certificare che lo studio
individuale svolto durante l’ora di religione «si sia tradotto in un
arricchimento culturale o disciplinare specifico». Così, se un ragazzo
va bene in religione può aspirare a qualche punto in più di credito
scolastico. Contro l’ordinanza del ministro, che premia di fatto gli
studenti che si avvalgono dell’insegnamento della religione e
penalizzano invece coloro che scelgono di non avvalersene, ha
presentato ricorso un cartello di associazioni (fra le altre, «Per la
scuola della Repubblica», il Cidi e le consulte per la laicità delle
istituzioni di Roma e di Torino), Chiese (la Federazione delle Chiese
Evangeliche, la Tavola Valdese, la Chiesa Evangelica Luterana,
l’Unione Italiana delle Chiese cristiane avventiste del settimo
giorno, la Federazione delle Chiese Pentecostali, l’Unione Cristiana
evangelica battista, l’Alleanza evangelica italiana) e un gruppo di
studenti «non avvalentisi» di Firenze e di Torino. E il Tar del Lazio
ha dato loro ragione. Il tribunale ha sospeso l’ordinanza del
ministro, in attesa di pronunciarsi nel merito.
Oggi l’Irc è facoltativo, tanto che il giudizio viene comunicato con
una «speciale nota» separata dalla pagella, per cui, sostiene il Tar,
non può concorrere a determinare il voto finale. Se ciò avvenisse,
aggiunge il tribunale, si darebbe luogo ad una «disparità di
trattamento con gli studenti che non seguono l’insegnamento religioso
né usufruiscono di attività sostitutive». Fioroni però non accetta la
decisione del Tar e presenta un ricorso urgente al Consiglio di Stato,
chiedendo (qualora la sentenza non arrivasse in tempo utile, prima
cioè dell’avvio degli scrutini) di «sospendere» la sospensiva. Ora il
Consiglio di Stato dirà chi ha ragione.
CHE COSA SONO
I punteggi per il voto finale
Il «credito» è un punteggio (venti punti sui
cento previsti come votazione massima) con cui il candidato si
presenta all’esame di Stato. E’ costituito dall’insieme dei «crediti
scolastici» e dei «crediti formativi» accumulati nell’arco degli
ultimi tre anni. Il «credito formativo» è calcolato in base alle
attività che gli allievi svolgono al di fuori della scuola, come uno
sport praticato a livello agonistico, attività di volontariato, un
lavoro, la patente di informatica.