Comparazione educativa/1.
La scuola italiana va male, però....

da Tuttoscuola, 5/6/2007

 

La scuola italiana, come risulta dalle indagini OCSE-PISA sui quindicenni (ma anche da altre indagini comparative, come quelle promosse dalla IEA) è scadente per quanto riguarda le prestazioni medie in comprensione della lettura, matematica e scienze, ma in compenso è meno iniqua di quanto lo siano altri sistemi scolastici, che pure si collocano meglio del nostro nelle graduatorie relative ai punteggi medi raggiunti dagli allievi nelle tre aree disciplinari oggetto di indagine nel 2000 e nel 2003 (i dati del 2006 sono in via di elaborazione).

E’ quanto è emerso nel corso del convegno internazionale promosso nei giorni 24, 25 e 26 maggio 2007 dalla facoltà di Lettere dell’università di Roma Tor Vergata in collaborazione con la SICESE, l’associazione italiana degli studiosi e esperti di educazione comparata.

Dalle relazioni svolte da Luciano Benadusi, preside della facoltà di Sociologia della Sapienza, e da Orazio Giancola, membro del gruppo di ricerca europeo sull’equità dei sistemi educativi (Gerese), è risultato che l’influenza del background sociale degli studenti nell’acquisizione delle competenze di base è piuttosto limitata, contrariamente a quanto finora comunemente ritenuto, sulla scorta di altri studi precedentemente condotti.

L’Italia, da questo punto di vista, si trova a sorpresa in compagna di Svezia, Finlandia e Norvegia, i cui sistemi scolastici sono da sempre considerati tra i più equi. Il fatto è, però, che a questo buon risultato sul piano dell’equità fa riscontro un pessimo risultato su quello dell’efficacia, come mostrano i risultati delle citate indagini comparative. Il che farebbe ritenere che il fattore che incide di più (in senso negativo) sui risultati scolastici dei nostri allievi sia più di natura endogena (la scarsa efficacia del rapporto insegnamento/apprendimento) che esogena (l’influenza del background sociale).