«Non servono provvedimenti mirati Il divieto
esiste già, basta farlo applicare».
Fioroni: «Punite chi usa i telefonini in classe».
L'appello di Fioroni ai professori: tolleranza
zero. Pronto il piano anti-bullismo
di Gianna Fregonara da
Il Corriere della Sera del
29/1/2007
ROMA — Cari professori, vigilate. E se è il
caso, non esitate: punite. «L'uso dei telefonini a scuola, durante le
lezioni, è vietato. Non solo per telefonare o ricevere messaggi ma
ancor di più per filmare o giocare». Parola del ministro Beppe
Fioroni.
Non sono dunque in arrivo nuove circolari, reprimende o provvedimenti
per spiegare che il cyberbullismo
va combattuto cominciando con il togliere dalla circolazione nelle
classi dello strumento indispensabile per trasformare ragazzi e
studenti in teppistelli da video: «Il divieto c'è già, bisogna farlo
valere come già succede nella maggior parte delle scuole italiane che
sono serie e autorevoli », spiega il ministro dell'Istruzione.
Niente schermature degli edifici come avevano tentato di fare al Tosi
di Busto Arsizio, bloccati poi da una circolare del ministero delle
Comunicazioni. Niente provvedimenti ad hoc come hanno fatto in Baviera
e nella blairiana Inghilterra. Tutt'al più, potrà pensarci il
Parlamento dove giace la proposta del capogruppo verde alla Camera
Angelo Bonelli per proibire l'uso dei cellulari per legge nelle
scuole: «Le Camere sono sovrane e ne discuteranno se crederanno» è il
distaccato commento del ministro Fioroni che spiega la sua filosofia:
«Non c'è niente da censurare oltre quello che è già vietato. Non devo
certo fare una circolare per dire a professori e studenti che non si
gioca a poker durante la lezione di matematica. Non sarebbe offensivo
se mi mettessi a scrivere l'ennesima circolare per dire che non si
fanno filmini hard a scuola o non si pestano i compagni più deboli,
magari filmandoli?».
A collegarsi con YouTube e a leggere le cronache dei quotidiani degli
ultimi mesi il sospetto che una ripassatina di ciò che è ammesso e ciò
che non lo è, forse non guasterebbe. Ma il ministro Fioroni non ci sta
ed è categorico: «Lo ripeto il divieto di disturbare e di tenere
comportamenti non consoni durante le lezioni c'è già, tanto è vero che
i professori possono adottare sanzioni disciplinari per chi
trasgredisce. Gli episodi di questi mesi sono stati gravissimi, ripeto
gravissimi, ma molto pochi, un numero insignificante rispetto ai
milioni di studenti delle scuole italiane. E i responsabili sono stati
tutti puniti».
Più del divieto, Fioroni contro i teppisti del telefonino vorrebbe
usare la Costituzione, perché si tratta di un problema «di democrazia
vero e proprio». Nel piano che presenterà a febbraio non solo contro
la violenza fisica e psicologica «che nelle scuole purtroppo ci sono
sempre state» ma anche contro «il menefreghismo, l'assuefazione, il
non volersi accorgere, il non reagire a quello che sta succedendo lì a
un metro da te», Fioroni ha inserito il progetto di una riflessione
annuale sui valori costituzionali da tenersi nelle scuole medie
inferiori e superiori. Una rivisitazione dell'educazione civica «per
parlare ai ragazzi del rispetto di sé e degli altri, della cifra delle
democrazie moderne che è la tutela della libertà dei deboli, per
combattere la violenza come autoaffermazione».
«Cito un episodio per tutti — racconta il ministro —: mesi fa i figli
dei boss locali non fanno entrare i ragazzi in una scuola media del
Sud. Chiamo il preside che mi dice: "Addirittura il ministro... ma non
si preoccupi, non è vero che hanno sparato un proiettile, era solo una
biglia, non sono entrati a scuola in moto ma in motorino e poi hanno
rotto soltanto un vetro. Provvederemo a ripararlo."». Non impeccabile,
anche se dal punto di vista legale inattaccabile, il preside assediato
dai baby boss. Basteranno le campagne proposte dal ministro Fioroni?
«Dobbiamo mobilitare gli studenti e gli insegnanti, perché adottino la
tolleranza zero verso le mele marce», insiste il ministro. Il piano
prevede tre direttrici per recuperare l'idea che «la scuola è
un'istituzione seria dove si deve imparare ad aver rispetto di sé e
degli altri». Oltre alle lezioni di Costituzione e al recupero dei
violenti con iniziative specifiche, Fioroni punta su uno slogan già
sperimentato anche in politica, una campagna contro il menefreghismo
dal titolo «I care».
Il resto è affidato ad un tavolo al quale siedono oltre a Fioroni il
ministro della famiglia Rosy Bindi, delle comunicazioni Paolo
Gentiloni, della Giustizia Clemente Mastella: «Perché non si può
chiedere ai docenti di fare quello che gli altri non fanno. E se i
genitori non danno mai torto ai figli, la tv generalista propone come
unico riferimento la cultura dei reality, pensare di risolvere tutto
vietando i cellulari a scuola, è molto ma molto riduttivo. E
inefficace».