Psicofarmaci ai bambini: Preoccupa la possibilità che dal prossimo mese, possa tornare in vendita, seppure con una modalità controllata da un registro nazionale, il discusso Ritalin: una anfetamina passata nel 2003 dalla tabella degli stupefacenti a quella degli psicofarmaci. Il Ministero per la Salute ha già fatto sapere che chiederà l’apporto della scuola: gli screening psichiatrici dovrebbero essere svolti direttamente negli istituti. “Ma senza l'autorizzazione dei genitori”, contesta il folto popolo dei contrari. di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola del 29/1/2007.
Fa discutere l’attivazione di un registro tutto italiano per schedare i bambini in terapia con psicofarmaci: il provvedimento potrebbe trovare applicazione nelle prossime settimane attraverso una specifica iniziativa del Ministero per la Salute che ha già fatto sapere di chiedere l’apporto della scuola: gli screening psichiatrici dovrebbero essere svolti direttamente delle scuole. “Ma senza l'autorizzazione dei genitori”, contesta il folto popolo dei contrari. Sull’argomento, il 25 gennaio si è svolto a Roma un seminario, organizzato dall'Istituto Superiore di Sanità e dallo stesso Ministero della Salute, dove sono intervenuti diversi esperti, responsabili del controllo sanitario nazionale dei psicofarmaci e rappresentanti di associazioni a tutela dei bambini. Durante il dibattito è emerso come il fenomeno dei bambini che necessitano di un trattamento farmacologico per disturbi psicologici e comportamentali (come i deficit di attenzione e soprattutto di iperattività) siano in aumento: almeno un bimbo su cento ne avrebbe ormai bisogno. I più pessimisti hanno quantificato il fenomeno nella ragguardevole cifra di 800 mila bambini con sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Quello che più preoccupa non è però l’aumento dei disturbi, che potrebbe essere ricondotto anche ad una maggiore attenzione verso i giovani, ma la salute dei bimbi che sarebbe sempre più minacciata dagli effetti collaterali derivanti dall’assunzione dei medicinali. Ciò che allarma è soprattutto la possibilità che dal prossimo mese, possa tornare in vendita, seppure con una modalità controllata, il discusso Ritalin: una anfetamina a base di metilfenidato, appartenente alla famiglia della morfina e della cocaina, che dal marzo 2003, per decreto ministeriale, è passato dalla tabella degli stupefacenti a quella degli psicofarmaci. La sua immissione sul mercato verrà regolata attraverso un “Registro Nazionale dei trattamenti farmacologici e non farmacologici” specifico per la sindrome da deficit di attenzione e iperattività. “Il registro - ha fatto sapere Stefano Vella direttore del dipartimento del Farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità - servirà a prevenire l'uso improprio dei farmaci e ad inquadrarlo invece in un percorso assistenziale adeguato, evitando quindi l'eccessivo uso dei farmaci come avviene per esempio negli Stati Uniti”. Il raffronto con gli Stati Uniti è doveroso: stime attendibili dicono che negli Usa per curare l'Adhd (l’Attention Deficit Hyperactive Disorder) viene prescritto il Ritalin a non meno di quattro milioni di bambini. Ciò che spaventa docenti e famiglie è che il farmaco viene somministrato direttamente a scuola: e ciò potrebbe accadere, con le dovute proporzioni, anche in Italia. Per questo la tensione sale.
“L'istituzione di questo registro, senza le
garanzie adeguate che meriterebbe – ha detto Federico Bianchi,
psicoterapeuta dell'età evolutiva - è una trappola: si rischia di
trattare con Ritalin bimbi che non dovrebbero a monte neppure entrare
in terapia. Il grande problema che sta venendo ignorato è quello del
protocollo terapeutico, carente e fortemente orientato sulla soluzione
farmacologica, con il risultato che le diagnosi rischiano di venir
fatte a “maglie troppo larghe” e le alternative al farmaco non
valutate adeguatamente come meriterebbero. Un'idea buona come quella
del registro per tenere sotto controllo le somministrazioni, rischia
di essere uno specchietto per le allodole, se non ci si fa carico di
determinare con maggiore serietà i criteri di presa in carico dei
bambini”. Luigi Cancrini, psichiatra e componente della Commissione
Parlamentare sull'Infanzia, è ancora più duro: “Ho la netta sensazione
che non ci si renda pienamente conto di cosa implica somministrare
psicofarmaci stimolanti ad un bambino di 5 o 10 anni, del tipo di
impatto sul suo metabolismo, sul sistema ormonale, sul suo sistema
nervoso in via di sviluppo”. Il timore generalizzato è che i medici
non tengano contro del fatto che curare i disturbi possa implicare
degli effetti devastanti. Secondo Luca Poma, portavoce nazionale della
campagna Giù le Mani dai Bambini, “le precauzioni assunte in Italia
per evitare abusi sono del tutto insufficienti: il fatto è che non si
pone adeguatamente l'accento sui pericolosi effetti collaterali di
questi psicofarmaci, non si promuove alcuna azione d'informazione ad
ampio raggio di insegnanti e famiglie su queste delicate
problematiche, non si garantisce un consenso realmente informato alle
famiglie, non si citano con obiettività tutte quelle evidenze
scientifiche che invitano alla prudenza nella somministrazione di
molecole psicoattive ai minori. Dove sono le risorse aggiuntive per
garantire alle famiglie la libertà di scelta terapeutica? In molte
parti d'Italia si rischia di dire ai genitori: o lo psicofarmaco,
oppure pagatevi di tasca vostra le terapie non farmacologiche. E' una
chiara violazione delle norme di legge , ed è gravissimo - conclude
Poma – che si ignori totalmente la volontà della famiglia su temi così
delicati. Facciamo appello alla sensibilità del Ministro Fioroni
affinché faccia chiarezza con una circolare a tutte le scuole
d'Italia”. Da viale Trastevere, per il momento, non giungono risposte
ufficiali: il Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni,
che è anche medico, ha però fatto sapere di seguire attentamente il
problema dell’assunzione di psicofarmaci in età pediatrica e che
interverrà personalmente sul tema nelle prossime settimane garantendo
sin da subito gli alunni vittime di eventuali abusi. |