Cida, Anp e Gilda Questioni di metodo (al confronto non sono stati invitati nè i sindacati più rappresentativi della dirigenza pubblica nè le confederazioni autonome); ma non solo. Cida e Anp osservano che l'accordo riduce ulteriormente il potere di organizzazione dei dirigenti pubblici. E Carlo Podda (Cgil-FP) minaccia di ritirare la propria firma. di R.P. La Tecnica della Scuola del 20/1/2007.
Sull’accordo siglato da Governo e sindacati confederali in materia di riorganizzazione della pubblica amministrazione arrivano già le prime critiche. L’attacco più pesante proviene dalla CIDA (Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte Professionalità) che denuncia innanzitutto il metodo seguito dal Governo "colpevole" - secondo il presidente Giorgio Rembado - di aver sottoscritto un accordo che riguarda anche la dirigenza pubblica senza invitando al tavolo solamente i sindacati confederali che, però, non sono rappresentativi dell’intera dirigenza. Alla protesta della CIDA si sono associate anche Confedir e Cosmed: tutte e tre le confederazione stanno esprimendo forti preoccupazione anche per i contenuti dell’accordo che "possono pregiudicare sia l’esercizio del potere organizzativo che i prossimi contratti collettivi della dirigenza". La Cida-Funzione Pubblica (ma le osservazioni sono ampiamente condivise anche dall’Associazione Nazionale Presidi che alla Cida aderisce) contesta anche alcuni aspetti specifici dell’accordo come per esempio "l’eccessiva enfasi data alla contrattazione, anche in sedi improprie per materia, con un sostanziale scippo delle competenze del Parlamento". Sulla stessa lunghezza d'onda è anche la Confederazione Gilda-Unams che denuncia l'esclusione dal confronto tutte le sigle autonome che "nella Pubblica Amministrazione hanno una rappresentnza decisiva e senza le quali difficilmente i principi contenuti nell'intesa si tradurranno in scelte contrattuali". Gilda-Unams usa parole dure: "Esprimiamo profonda indignazione per questo ulteriore attacco alla democrazia sindacale nel nostro paese". Entrando nel merito, secondo la Cida questo accordo porterà anzi alla "compressione del ruolo dei dirigenti della Pubblica Amministrazione che diventano ostaggio delle Organizzazioni sindacali". L’intesa Governo-sindacati confederali prevede anche un progressivo e consistente ridimensionamento del numero di dirigenti pubblici; ma i risparmi che ne deriveranno, denuncia la Cida, verranno dirottati sul restante personale. Per questi motivi Cida, Confedir e Cosmed hanno inviato anche un telegramma al Presidente Prodi e ai Ministri Nicolais (Funzione Pubblica) e Padoa Schioppa (Economia e Finanze) chiedendo l’immediata apertura di un tavolo di confronto politico. Peraltro non è ancora detto che l’accordo venga sottoscritto definitivamente da tutti; proprio poche ore fa il segretario nazionale di Cgil Funzione Pubblica Carlo Podda che sta già mettendo le mani avanti rispetto ad alcune interpretazioni sull’intesa pubblicate sui quotidiani, attribuite al Governo e non ancora smentite. "Apprendo dalla stampa - si legge in una dichiarazione che Podda ha rilasciato all’Ansa - che la vera innovazione contenuta nell'accordo sottoscritto tra le organizzazioni sindacali ed il governo sulla riorganizzazione del lavoro pubblico sarebbe quella in base alla quale decisioni inerenti i lavoratori saranno assunte anche senza l'ok dei sindacati e che l'accordo prevederebbe inoltre la creazione di fantomatiche commissioni miste tra le amministrazioni, i sindacati e i cittadini".
"Se queste sono le intenzioni del Governo -
conclude in sintesi Podda - siamo pronti a ritirare la nostra firma
dall’accordo". |