In un libro della psicologa Anna Oliverio
Ferraris l'evoluzione
mediatica del fenomeno tra narcisismo e violenza: un ragazzo su due ne
è vittima
Bullismo, così cambia
ai tempi di Internet.
Dalla strada al Web:
se i piccoli soprusi quotidiani diventano show
Marina Cavallieri, la Repubblica del
10/1/2007
ROMA - I protagonisti
sono ragazzi, adolescenti, a volte bambini, nella loro vita
apparentemente normale inspiegabilmente si apre una crepa. Ecco allora
a Lecco, in una scuola, un ragazzo di 18 anni sfregia con un
cacciavite un compagno di classe. A Vicenza un tredicenne è picchiato
dagli altri alunni perché non veste griffato. A Frosinone un liceale
sferra un colpo ai reni a un compagno che da mesi veniva sottoposto ad
ogni tipo di angheria. A Torino un disabile viene insultato in classe
e ripreso con un telefonino, le immagini diffuse in Rete.
Ci sono episodi di cronaca che occupano la prima pagina e altri che
conquistano solo poche righe. E altri ancora che rimangono nascosti,
celati per paura e vergogna. Sono storie di piccola ferocia
quotidiana, di violenza subdola, spesso pianificata, l'importante è
divertirsi alle spalle di qualcuno, vendicarsi, tormentare.
Lo chiamano bullismo, è la violenza giovanile, un tipo di aggressività
sempre esistita ma mentre prima trovava sfogo nelle strade ora si
diffonde anche nelle scuole, se prima preferiva nascondersi ora grazie
a Internet cerca una ribalta e diventa esempio, stimolo, torbido
spettacolo.
È nelle librerie "Piccoli bulli crescono", un libro edito da Rizzoli
di Anna Oliverio Ferraris, psicologa, che analizza un fenomeno che
inquieta genitori e insegnanti, e che sembra sfuggire ad ogni
controllo. Un'indagine condotta nel Lazio dalla Regione, nel 2006, tra
gli alunni di 40 scuole elementari e medie, ha rivelato che il 29 per
cento ha subito furti, il 47 per cento è deriso tutti i giorni, il 34
per cento è stato minacciato o picchiato a scuola. Scavando si viene a
sapere che tenere in tasca un coltello è di moda tra i ragazzi della
Capitale.
Mettendo insieme episodi diversi si scopre che la violenza tra
giovanissimi può anche avere conseguenze impreviste e tragiche: sempre
nel 2006 due alunni che stavano nella stessa scuola media di Ragusa si
sono suicidati. È ormai necessario ammettere che il bullismo non ha
confini. In Germania uno studio condotto in 3600 scuole ha rilevato
tra i ragazzi un abbassamento della soglia della violenza e
"un'inquietante mancanza del senso di giustizia, intolleranza, estrema
concentrazione sul proprio ego".
La violenza esiste da sempre, fa parte dell'animo umano, è all'origine
del processo evolutivo, ma va incanalata e ogni società, ogni nucleo
familiare, ogni individuo, dice l'autrice, deve fare questo lavoro,
ricostruire il percorso della crescita. Se questo lavoro manca, c'è il
rischio che possano accadere fatti inspiegabili: dalle aggressioni
alla scuola materna ai baby killer.
I bulli sono ragazzi come gli altri, alla base dei loro comportamenti
c'è rabbia, mancanza di punti di riferimento autorevoli, modelli
sbagliati. Le vittime sono a volte inconsciamente complici, i
testimoni troppo spesso tacciono. La caccia ai responsabili di questa
situazione è aperta e la ricerca delle soluzioni diventerà nei
prossimi anni, nelle famiglie e nelle scuole, opera quotidiana.