Istruzione tecnica, si torna a prima di Brocca?

da Tuttoscuola, 14/2/2007

 

L’operazione rilancio dell’istruzione tecnica, condotta con determinazione dall’attuale governo (presieduto peraltro da un suo antico supporter come Romano Prodi), sembra non incontrare obiezioni di fondo a livello politico né da parte dell’opposizione (AN aveva sponsorizzato per prima i licei "vocazionali" per dare spazio all’istruzione tecnica) né da parte dei sindacati, che plaudono anzi, come fa la UIL scuola, al ritorno dell’istruzione professionale e dei suoi insegnanti nell’alveo del sistema di istruzione.

In occasione di un convegno promosso recentemente a Roma dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’università Roma 3, con l’intervento fra gli altri del viceministro Bastico, l’unico a sollevare qualche dubbio sulla filosofia "duale" che sembra ispirare i provvedimenti governativi (cui plaude anche Confindustria) è stato Luciano Benadusi, preside della facoltà di Sociologia della Sapienza ma anche, a suo tempo, esponente di punta dell’ufficio scuola del PSI di Craxi. Le tendenze emergenti a livello europeo, ha detto Benadusi, puntano piuttosto alla individuazione di competenze chiave e di un "core curriculum" comuni a tutti i giovani nella formazione preuniversitaria.

Ma all’Italia conviene porsi in controtendenza? Il fallimento delle due proposte panlicealiste avanzate negli ultimi dieci anni (quella teorizzata da Berlinguer e quella praticata dalla Moratti) non sembra giustificare il ritorno a scenari per così dire tradizionali, addirittura antecedenti lo sforzo di ricomposizione unitaria dell’istruzione secondaria superiore effettuato dalla commissione Brocca agli inizi degli anni novanta.

Il viceministro Bastico, in occasione del citato convegno, si è detta favorevole al superamento della logica verticistica, centrata sugli aspetti giuridico-istituzionali e sui contenitori, che aveva ispirato le riforme Berlinguer e Moratti, e all’avvio di una fase di innovazione fondata sulla processualità, sulla partecipazione delle scuole autonome, sulla flessibilità dei percorsi, sul primato dei risultati e dei punti d’arrivo rispetto agli itinerari compiuti per raggiungerli.
Occorre però che dagli stakeholders (portatori di interessi), che non abitano solo a viale Trastevere, venga definita una chiara strategia condivisa. Come lo fu in buona misura quella costruita al tempo della commissione Brocca.