Il biennio poco unitario di Zapatero.
da
Tuttoscuola, 6/2/2007
La riforma degli ordinamenti e dei programmi
recentemente varata in Spagna può offrire elementi di riflessione
anche al nostro Paese, impegnato a risolvere l’annoso problema delle
modalità di assolvimento dell’obbligo di istruzione nella fascia più
delicata, quella del biennio 14-16 anni.
Come mostra un ampio dossier meritoriamente curato dell’Adi,
reperibile nel sito dell’Associazione (http://ospitiweb.indire/adi/),
anche la Spagna di Zapatero, che pure si era impegnata a correggere in
senso unitario gli elementi di diversificazione dei percorsi 14-16 che
il precedente governo Aznar aveva deciso di introdurre prima di
perdere le elezioni del 2004, ha finito per varare un modello di
biennio fortemente articolato, con l’obiettivo di ridurre gli alti
tassi di dispersione che tuttora si registrano in quella fascia d’età.
Il biennio 14-16 anni, che in Italia coincide con i primi due anni del
secondo ciclo, in Spagna fa invece parte della scuola secondaria di
primo grado obbligatoria, che dura 4 anni ed è suddivisa in due
bienni, 12-14 e 14-16 anni. I governi socialisti degli anni novanta
avevano accentuato il carattere unitario dell’intero ciclo, ma senza
riuscire a risolvere il problema della forte dispersione che si
verificava nel secondo biennio. Ora, dopo le incompiute riforme del
popolare Aznar, ci riprova un altro socialista, Zapatero, che però
sembra muoversi in materia più sulle orme neoriformiste di Blair che
su quelle del socialismo tradizionale.
Dal prossimo anno scolastico 2007-2008 sarà così possibile
differenziare i percorsi degli allievi, già a partire dal terzo anno
(primo del secondo biennio), attraverso una combinazione di opzioni e
di programmi disciplinari diversificati (come per la matematica),
mentre il quarto anno potrà essere frequentato anche nel sistema della
formazione professionale iniziale. Si deve inoltre tener conto del
fatto che ulteriori elementi di flessibìlità curricolare possono
derivare dall’ordinamento accentuatamente federale della Spagna, dove
solo una percentuale tra il 55 e il 65% dei programmi è stabilito a
livello nazionale, essendo il resto rimesso alle autorità regionali.