Asili vietati ai figli dei clandestini
Milano, dal Comune nuove regole
per i bambini extracomunitari.
Dura protesta di don
Colmegna: "L'istruzione deve essere un diritto per tutti"
Zita Dazzi, la Repubblica
del 21/12/2007
MILANO - Scuole materne
vietate ai figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. Succede
a Milano, dove il Comune ha appena pubblicato sul suo sito la nuova
circolare sulle iscrizioni per le scuole dell'infanzia con nuove, e
più restrittive, norme riguardo ai bambini stranieri. Fino all'anno
scorso, i piccoli extracomunitari, figli di «clandestini» o i cui
genitori, semplicemente, erano in attesa del rinnovo del permesso di
soggiorno, venivano accettati «con riserva». Venivano cioè iscritti
formalmente a settembre, se il documento arrivava. Dal prossimo 15
gennaio, le regole cambiano. E chi non ha il permesso di soggiorno,
non potrà nemmeno presentare la domanda per entrare in una delle 170
materne comunali. Questo dice la circolare, anche se in una riga si
precisa che col "cedolino" che attesta la richiesta di rinnovo la
domanda di iscrizione verrà accettata. L'assessore all'Educazione del
Comune, Mariolina Moioli, minimizza: «Non cambierà nulla, vedrete che
non resterà fuori nessuno, abbiamo posto per tutti».
La questione degli alunni stranieri in Italia è regolata da varie
leggi, in particolare al Decreto del presidente della Repubblica
numero 394, che dal 1999 ha stabilito il diritto dei minori stranieri
ad entrare nel sistema educativo statale, quale che sia la condizione
giuridica delle loro famiglie. Un diritto che diventa dovere da quando
il minore entra nell'età dell'obbligo scolastico.
In contraddizione con queste norme paiono, dunque, le misure dettate
dalla giunta milanese guidata da Letizia Moratti che pure, da ministro
dell'Istruzione, confermò l'orientamento del Dpr 394 nelle sue «linee
guida per l'integrazione degli alunni stranieri». Il motivo per cui il
Comune emana oggi questa misura è legato forse all'aumento di
richieste per le materne comunali, che di anno in anno vedono crescere
la lista d'attesa. Dei 21.517 posti disponibili 4.737 nell'ultimo anni
sono stati assegnati a bimbi extracomunitari. In pratica un iscritto
su quattro non è italiano e le statistiche dicono che questa
percentuale continuerà a crescere nei prossimi anni, parallelamente
all'aumento delle domande di iscrizione anche da parte delle famiglie
italiane. E la legge italiana, in effetti, parla solo delle scuole
statali, non di quelle comunali, che gli enti locali possono vincolare
a piacimento.
Il primo a protestare è don Virginio Colmegna, presidente della Casa
della Carità, che pure collabora attivamente con Palazzo Marino per la
gestione di diversi campi nomadi. È stato lui ad inventare il famoso e
lodato «Patto per la socialità e la legalità», che ai primi punti
impone l'obbligo di iscrivere i bambini a scuola. «L'istruzione è un
diritto e un dovere fondamentale per diventare cittadini a pieno
titolo - dice Colmegna - Un diritto che non può essere negato ai
bambini, sono anni che discutiamo di questo con le istituzioni». Si
indigna anche un altro celebre prete di frontiera, don Gino Rigoldi:
«Negare la scuola a chi è in attesa dei documenti per le lungaggini
burocratiche dello Stato Italiano è una follia. Così vengono lasciati
in mezzo alla strada potenziali futuri sbandati». In Comune promettono
battaglia le opposizioni di centrosinistra.