Il professore in classe
con la guardia del corpo.
Tormentato dai bulli, ottiene un collega «di
sostegno»
Maurizio Vezzaro La Stampa del
12/12/2007
IMPERIA
Provateci voi a entrare in classe e ad essere accolti da una raffica
di sputi. A beccarvi un lancio di bottigliette d’acqua minerale mentre
spiegate la lezione. A ritrovarvi sulla cattedra un crocefisso con
gambe e braccia spezzate magari accompagnato da una scritta del tipo
«Ti faremo fare la stessa fine». Provateci voi a fare il professore in
queste condizioni, quando nei corridoi ti rincorrono urlandoti dietro
«T’ammazzo, t’ammazzo» o quando ti affrontano a muso duro strappandoti
di mano il registro.
«Voglio i danni»
Ecco, il professor Balestra ci ha provato. Ha subito di tutto, come
nel peggiore tra i peggiori video sui bulli finiti su «YouTube». Ha
cercato di resistere fino a quando non ce l’ha fatta più. Allora ha
denunciato soprusi e violenze ai carabinieri di Imperia e ha
incaricato il suo avvocato di citare per danni il ministero della
Pubblica istruzione: nonostante le segnalazioni ai vertici scolastici,
nonostante i continui e allarmanti rapporti, nessuno ha preso
provvedimento, magari sospendendo gli allievi più esagitati. Anzi no,
un provvedimento è stato preso: il professor Balestra, docente in
difficoltà, ha un insegnante di sostegno. Un collega-body guard che
gli dà una mano a portare avanti le lezioni, cercando di impedire che
qualche studente dia in escandescenza.
«Te la faremo pagare»
Succede tutto nella seconda Elettricisti della scuola professionale
Pastore di Imperia, dove i corsi sono finanziati dalla Regione e dove
insegna, «prestato» dall’Istituto statale Ipsia, l’ingegnere Diego
Balestra. E succede tutto perché il prof. Balestra è ancora uno di
quelli che crede nella disciplina e che non evita di ricorrere a note
sul registro e lettere di richiamo ai familiari. Lui ci tiene al
proprio lavoro di educatore e lo fa con passione.
L’elenco dei soprusi subiti dal docente è un autentico decalogo del
bullismo, ma forse definire quello che è successo come «bullismo» è
riduttivo. Angherie, intimidazioni, vere minacce. Balestra è stato
costretto a ricorrere allo psicologo per cercare di superare i traumi:
lo hanno chiamato più volte al cellulare dicendogli «So dove abiti, te
la farò pagare», hanno imbrattato con vernice nera i muri, il portone
e il citofono della sua abitazione alla periferia di Imperia, se la
sono presa con il suo scooter, sfregiato a colpi di coltello. Ora però
il professor Balestra entra in classe con un tutor-pretoriano, un
angelo custode con il compito di badare alla sua incolumità.
«La crisi è generale»
Lui, Balestra, è un concentrato di amarezza e sconforto. E’ a pezzi.
Ha chiesto e ottenuto il trasferimento. A chi gli chiede un commento,
lui risponde così, razionalizzando con fare distaccato: «Ciò che sta
capitando in questi giorni in una classe problematica, nata con i
finanziamenti della Regione per il recupero dei ragazzi difficili, è
solo la punta di un iceberg», dice. «In realtà è la scuola a essere in
crisi: gli istituti sono in balia di ragazzi che, non venendo mai
puniti per il loro comportamento, travalicano ogni limite, si sentono
invincibili e minacciano tutti, professori compresi». E continua «I
ragazzi - certo non tutti, ma una buona parte sì - ormai non vanno più
a scuola per studiare e imparare un mestiere, ma per avere un titolo
di studio qualsiasi ottenuto attraverso una sorta di sei “politico”.
Se la sufficienza significasse sapere nulla, a loro starebbe bene. Il
loro obietivo è essere promossi senza far niente».
Brutti episodi. Capita dovunque, capita anche nelle scuole di Imperia,
dove episodi di «malascuola» non sono certo mancati. Nella categoria
sabotaggio, ecco gli estintori dello Scientifico Vieusseux svuotati
per rendere inagibili le aule e saltare i compiti in classe. Poi c’è
il capitolo dell’oltraggio, protagonisti alcuni studenti dell’Istituto
per geometri che hanno offeso il carabiniere di quartiere mentre
passava sotto la finestra di una classe. Infine il capitolo pestaggi,
con le due ragazze che si menano per un coetaneo a beneficio dei
telefonini e quindi di «YouTube». Mai, però, si era arrivati alla
denuncia penale da parte di un docente.