Scuola, la «grande beffa» di Marina Boscaino, l'Unità del 18/12/2007
IL MINISTRO dell’Istruzione ha angosciato il
dicembre degli insegnanti. Prima di Natale dovevano decidere come e
quando organizzare gli strombazzati corsi di recupero. Ma hanno
scoperto che i fondi stanziati dal ministro sono pochi. Tra caos e
rassegnazione
Il docente valuta l’alunno in sede di scrutinio intermedio, indicandone le carenze. Il collegio docenti ha intanto definito preventivamente i criteri di assegnazione dei vari insegnanti ai gruppi di studenti individuati secondo le lacune. È qui necessario sottolineare come la normativa usi due termini diversi ("sostegno" e "recupero", il primo per indicare l’attività già prevista dalle norme precedenti, l’altro quella individuata dalle nuove norme). La scuola deve promuovere e favorire la partecipazione degli studenti alle iniziative di sostegno. Inoltre, individuare discipline e aree disciplinari necessitanti di interventi; determinare modalità e tempi di organizzazione; realizzare e attivare le obbligatorie iniziative di recupero; individuare modalità innovative per lo svolgimento del recupero; portare a conoscenza delle famiglie (che possono comunque rifiutare, previa dichiarazione, l’intervento della scuola) le iniziative di recupero. L’insegnante, intanto, al termine di ciascun intervento di recupero - blocchi di durata non inferiore a 15 ore, la cui organizzazione in termini di tempi, di flessibilità, di durata, di modelli didattico-metodologici, di accorpamenti di studenti di classi differenti che presentino criticità omogenee, di criteri di valutazione, di modalità, insomma di realizzazione rappresenta un carico di lavoro non indifferente - fa le verifiche, che devono essere documentate. In caso di esito negativo, verranno attivati ulteriori interventi. Il nostro insegnante è faticosamente giunto agli scrutini di giugno. Il collegio docenti, preventivamente, aveva determinato i criteri da seguire per lo svolgimento degli scrutini, come recita velleitariamente il comma 1 dell’art. 4 "al fine di assicurare omogeneità nelle procedure e nelle decisioni di competenza dei singoli consigli di classe". Nello scrutinio finale il giudizio sugli studenti che avessero fatto registrare insufficienze a proprio carico verrà "sospeso". Dalla segreteria verranno loro comunicate le/la insufficienza, taciuto il resto delle valutazioni: una scelta con lungimiranti conseguenze in termini di rafforzamento dell’autostima del ragazzo e di incentivo e riorientamento volto al suo recupero. Nello scrutinio finale il docente propone il voto in base ad un giudizio motivato desunto dagli esiti delle varie prove. Subito dopo le operazioni di giudizio finale, la scuola comunica alle famiglie decisioni e motivazioni della sospensione del giudizio, indicando contestualmente gli interventi didattici previsti destinati al recupero, che dovranno dunque essere praticati ed esperiti dai docenti entro e non oltre la data di inizio delle lezioni dell’a.s. successivo, dunque durante l’estate. La competenza delle verifiche finali degli esiti - (la normativa, tanto debole da aver concesso persino a Calderoli di sollevare vincenti eccezioni) si guarda bene dal parlare di esami di riparazione (ma, in realtà, di questo stiamo trattando) - nonché l’integrazione dello scrutinio finale, sono di competenza del consiglio di classe. Pare che per la realizzazione delle attività di sostegno e recupero siano stati stanziati 210 milioni di euro, messa in discussione dalla Flgcil (dal cui sito sono scaricabili schede di approfondimenti) anche se nei testi normativi non si fa riferimento a cifre. Segnalo, rapidamente, e con una vena di amarezza, alcune dei molti punti deboli rilevati in questa farraginosa architettura: 1) la cifra stanziata è irrisoria, tenendo presente i dati forniti dallo stesso ministero sui debiti scolastici (47% di debiti sulla popolazione scolastica). Questo significa classi di recupero superaffollate o possibile mancata attivazione: cioè mobilitazione dei media, suono di fanfare, dichiarazioni di serietà a fronte dell’illusionistico tentativo di cavarsela a costi bassissimi. 2) La composizione delle nuove classi avverrà per forza di cose dopo la verifica finale (settembre), impedendone una corretta formazione e creando un ritardo nella formulazione degli organici; 3) La femminilizzazione della professione (uno stipendio da insegnante consente di portare avanti una famiglia con molte difficoltà), la sempre più marcata caratterizzazione alla delegittimazione sociale del ruolo dell’insegnante, la demotivazione, talvolta l’incompetenza, renderanno difficile la definizione di personale qualificato disponibile all’operazione "recupero": porte aperte all’esterno, con conseguente, ulteriore, impoverimento del sistema-scuola. 4) È iniziata la "guerra tra poveri": un classico tra noi insegnanti. Chi li fa i corsi? Quelli che fanno la maturità e lavorano più di quelli del biennio? Quelli del biennio iniziale, che svolgerebbero una mansione più usurante di quelli che fanno la maturità? E così via. 5) Un tale irrigidimento organizzativo (cui si è qui accennato solo in parte) burocratizzerà in maniera parossistica il lavoro; 6) La gestione e la valutazione del successo o dell’insuccesso rimane a carico dell’insegnante titolare, anche se il recupero è stato portato avanti da altra persona; 7) La discrezionalità dei consigli di classe rappresenterà un elemento determinante per la promozione o bocciatura anche per una sola disciplina, aprendo varchi a un principio di mancanza di pari opportunità e di certezza del diritto; viene, però, negata la prerogativa del consiglio di classe di intervenire collegialmente sul singolo voto dell’eventuale disciplina carente, che rimane a giudizio insindacabile dell’insegnante titolare
8) L’invadenza dei provvedimenti in materie
(come quella contrattuale) di competenza altrui; e potrei continuare a
lungo.
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