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GLI ALUNNI FANNO GUADAGNARE Silvana La Porta, da AetnaNet del 5/12/2007
Ridare dignità ai docenti. Leggo con interesse l’ultimo comunicato della Gilda, che, giustamente, sottolinea come, per restituire serietà alla scuola, bisogna innanzitutto riabilitare, è proprio il caso di dire così, la figura del perno dell’istruzione, quella persona che, se funziona lui, al novanta per cento funziona anche la scuola: il professore. Ebbene, come si fa a risollevare una figura che per anni è stata, invece, bistrattata nel migliore dei modi, avvilita con tutti gli espedienti, abbrutita con ogni sorta di angheria psicologica? Sì. Perché il problema è prima nelle idee che nei fatti. E, nella mentalità comune, quella dei genitori e dei ragazzi in particolare, e poi dell’opinione pubblica in generale, sapete chi è il docente? Ve lo faccio capire con una frase che un giorno un alunno disse a un mio collega, che trasecolò, ripetendosela poi per giorni in mente: “Prufissuri, lei è cca picchì iu ci fazzu guadagnari a pagnotta”. Il che tradotto in un italiano corrente significa: “Professore, mi ringrazi, io sono il suo datore di lavoro.” Ma, finchè la dice il ragazzo, potremmo anche scusarlo. Ma il guaio è che spesso questa frase viene, ahimè, formulata anche dai presidi o addirittura dagli stessi colleghi. Insomma trionfa questa frase assurda, da più parti sbandierata. Che è come dire che i datori di lavoro dei medici sono i malati, quelli degli avvocati i delinquenti e quelli del macchinista di un treno i pendolari. Ebbene, ma che cavolo di ragionamento è? Solo un modo di vedere perverso può condurre a concepire una simile cretinata: chiunque di noi svolge un’attività, opera a favore della società e dà un piccolo contributo alla crescita della nazione. La scuola pubblica italiana vuole esistere? Ebbene assume dei professionisti, che si chiamano professori, per insegnare ai giovani i rudimenti del sapere. E poi, scusatemi tutti, ma aggiungo di più. il ruolo degli insegnanti e della scuola è il più importante di tutti: se non ci fosse la scuola, non ci sarebbero tutte le altre professioni. Già. Non ci sarebbero insomma il medico, l’avvocato, il macchinista di cui parlavo poco fa. Ma infine, diciamocela tutta, sapete qual è il vero problema? Che questa idea è davvero perversa. E genera in tanti la sottomissione completa al volere dei ragazzi, l’essere proni a qualunque sopruso e dunque, come triste conseguenza, l’incapacità di fare scuola in modo serio, con i ruoli al giusto posto. Non sono gli alunni i nostri datori di lavoro. Loro sono le nostre menti da accendere. Ma attenzione. Perché, se si arrabbiano, se qualcosa non va come dicono loro, potrebbero anche… licenziarci.
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