L’istruzione dimenticata.

 di Marina Boscaino, l'Unità del 20/12/2007

 

Un merito indiscutibile la periodica pubblicazione dei dati Ocse Pisa ce l’ha: a fronte delle inalterate perplessità che permangono rispetto alle metodologie di formulazione dei quesiti, ai parametri di valutazione e - soprattutto - al fatto che il quadro del successo o dell’insuccesso formativo degli alunni non presenti valutazioni diacroniche su uno stesso territorio (in modo da risultare comparativamente significativo), quella pubblicazione riesce a mantenere desta l’attenzione sulla scuola - naturalmente sulle criticità della scuola; quella che funziona non fa audience - per qualche giorno. Il che non è poco.

In molti paesi, come la Germania, la copertura mediatica su Pisa dura molto più a lungo, essendo il problema diventato un argomento di pubblico interesse. L'attenzione dei media corrisponde in molti paesi alla crescente cura dei governi e dell'opinione pubblica per la qualità della scuola, lì dove i destini della scuola pubblica assumono realmente un ruolo centrale nel dibattito politico. Altrettanto non si può dire da noi: nonostante le dichiarazioni di Prodi alla trasmissione di Fazio domenica scorsa, mi permetto di ricordare che nella riformulazione del programma post-RossiTurigliatto di febbraio scorso la scuola era annoverata al secondo posto tra le priorità. Non parliamo, poi, del programma del 2006. La consueta promessa di buon senso.

La scuola italiana è stata subissata negli ultimi mesi da una sorta di rivoluzione di iniziative, novità, annunci, cambiamenti, che si concretizzano in esternazioni che creano disorientamento e rassegnazione: ancora un'altra riforma, ancora un altro cambiamento da affrontare. Il deus ex machina di questa sequenza interminabile di colpi di scena, annunci, comunicati è Giuseppe Fioroni. Politico in grado di dare alle parole una consistenza quasi concreta, in un continuo tentativo di inveramento - attraverso le parole stesse - di intenzioni le più varie, condivisibili o no: innalzamento dell'obbligo, provvedimenti urgenti per l’inizio d'anno, decreto sui debiti, severità, rigore. Di tutto, di più. I dati Ocse ieri rielaborati dall'Invalsi sono inconfutabili: le criticità sono enormi e lo zelo del nostro ministro ha sottolineato - nell'analisi dei dati - come le carenze rilevate dagli adolescenti siano il frutto di situazioni pregresse, che vanno sanate. Addirittura nella direttiva apposita emanata dal ministro ieri si individua nella scuola media inferiore il momento massimo di scollamento tra quello che la scuola dovrebbe rappresentare in quella precisa fase evolutiva dello studente e ciò che di fatto è e rappresenta. Sono decenni che questo problema viene dibattuto: e la mancata comprensione del testo dovrebbe essere un'indicazione più che sufficiente in questo senso. La direttiva emanata da Fioroni - compresi i 5 milioni di euro per l'avvio delle attività - come tutti gli interventi straordinari che vanno a potenziare l'extra curricolo, è purtroppo destinata a fallire, anche e soprattutto sul piano della prevenzione della dispersione scolastica, per una serie di motivi:

1. non tocca il funzionamento del sistema: i nostri alunni e i loro risultati sono il frutto di un'organizzazione scolastica malfunzionante che si tende a mantenere inalterata

2. le Indicazioni di cui parla la direttiva - seppure ricche di buone intenzioni - non potranno essere applicate se non si crea realmente un ambiente di apprendimento favorevole. Oggi la scuola (soprattutto la media) è caratterizzata da una carenza della mediazione educativa, da un indebolimento della relazione tra docenti e allievi; da un numero troppo alto di alunni per classe; dalla fluttuazione di figure di riferimento.

3. La formazione degli insegnanti: a fronte di una formazione iniziale che mostra ormai tutti i suoi limiti rispetto a un mondo in continuo cambiamento, la formazione in itinere è considerata un optional per ingenui o idealisti impenitenti: non riconosciuta da nessun punto di vista (carriera, professionalità, incentivi di diverso tipo). Esistono nel nostro Paese docenti che non hanno fatto nella loro vita un'ora di formazione e di aggiornamento. Continuano ad esistere governi che non stanziano per questa voce un solo euro. Una breve istantanea dell'esistente che ci dice che la scuola così com'è - pur nella dichiarazione, tutta da comprovare, di investimenti straordinari - è destinata ad autoconsumarsi. È un vero peccato.
 

 

 

1) la cifra stanziata è irrisoria, tenendo presente i dati forniti dallo stesso ministero sui debiti scolastici (47% di debiti sulla popolazione scolastica). Questo significa classi di recupero superaffollate o possibile mancata attivazione: cioè mobilitazione dei media, suono di fanfare, dichiarazioni di serietà a fronte dell’illusionistico tentativo di cavarsela a costi bassissimi.

2) La composizione delle nuove classi avverrà per forza di cose dopo la verifica finale (settembre), impedendone una corretta formazione e creando un ritardo nella formulazione degli organici;

3) La femminilizzazione della professione (uno stipendio da insegnante consente di portare avanti una famiglia con molte difficoltà), la sempre più marcata caratterizzazione alla delegittimazione sociale del ruolo dell’insegnante, la demotivazione, talvolta l’incompetenza, renderanno difficile la definizione di personale qualificato disponibile all’operazione "recupero": porte aperte all’esterno, con conseguente, ulteriore, impoverimento del sistema-scuola.

4) È iniziata la "guerra tra poveri": un classico tra noi insegnanti. Chi li fa i corsi? Quelli che fanno la maturità e lavorano più di quelli del biennio? Quelli del biennio iniziale, che svolgerebbero una mansione più usurante di quelli che fanno la maturità? E così via.

5) Un tale irrigidimento organizzativo (cui si è qui accennato solo in parte) burocratizzerà in maniera parossistica il lavoro;

6) La gestione e la valutazione del successo o dell’insuccesso rimane a carico dell’insegnante titolare, anche se il recupero è stato portato avanti da altra persona;

7) La discrezionalità dei consigli di classe rappresenterà un elemento determinante per la promozione o bocciatura anche per una sola disciplina, aprendo varchi a un principio di mancanza di pari opportunità e di certezza del diritto; viene, però, negata la prerogativa del consiglio di classe di intervenire collegialmente sul singolo voto dell’eventuale disciplina carente, che rimane a giudizio insindacabile dell’insegnante titolare

8) L’invadenza dei provvedimenti in materie (come quella contrattuale) di competenza altrui; e potrei continuare a lungo.