Nuove polemiche sulla decisione di escludere
i figli degli immigrati senza permesso di soggiorno

Milano, materne vietate ai bimbi stranieri
anche la Curia contro il sindaco Moratti.

In un documento diocesano si bolla come "discriminatorio" il provvedimento

Zita Dazzi, la Repubblica del 27/12/2007

 

MILANO - Fa ancora discutere la scelta del sindaco di Milano Letizia Moratti di escludere dalle scuole materne comunali i figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. Dopo le critiche arrivate la settimana scorsa dai ministri Rosy Bindi, Paolo Ferrero e Giuseppe Fioroni, ieri anche la Curia milanese è scesa in campo per condannare la decisione di Palazzo Marino. Con un commento pubblicato con grande evidenza sul sito della Diocesi guidata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, il provvedimento comunale viene esplicitamente bollato come "discriminatorio": «Un bambino di genitori extracomunitari ha bisogno della scuola materna come il figlio di un milanese. Anzi, ne ha maggior bisogno: date le condizioni dei genitori (che di giorno si immagina siano impegnati a cercarsi da vivere, senza l'aiuto di alcuna rete parentale o sociale) rischia ancora di più in termini di emarginazione e di incolumità fisica. La scuola è integrazione, la scuola è educazione, la scuola è prevenzione al disagio».

Il sindaco nei giorni scorsi ha rivendicato la necessità di tagliare fuori i bimbi «irregolari» come misura per il rispetto della legalità. Ma la Curia replica: «Il binomio legalità e solidarietà è inscindibile. Ma se in nome della legalità dei bambini sono oggetto di discriminazione, emarginazione, qualcosa non funziona, qualcosa è da cambiare».

Parole chiare, con un richiamo a un recente appello rivolto dall'arcivescovo Tettamanzi: «La disponibilità operativa e faticosa del volontariato nel campo dell'integrazione ha bisogno di sentire le istituzioni alleate, capaci di far rispettare le leggi e solidali nel combattere la miseria». Lo stesso cardinale, nell'omelia di Natale, ha toccato il tema dei bambini, partendo dalla grotta di Betlemme: «Ci troviamo sotto il segno della piccolezza, con la sfumatura particolare della povertà, anzi dell'emarginazione e del rifiuto. Il bambino non trova posto nell'albergo ed è deposto nella mangiatoia. Una realtà molto concreta che tocca il nostro cuore e la nostra vita».