Inghilterra
Ma la vera crisi è quella della scuola.
Gianfranco Bettin, il
manifesto dell'11/4/2007
Hanno cantato invano, i Clash, per Tony Blair e
i suoi ministri, che pure si piccano di essere moderni e perfino
amanti del rock. Quand'erano giovani, negli anni Settanta così
profetici e così incompresi, l'avranno sentita e forse canticchiata «White
Riot», scritta pensando alle rivolte dei giovani neri che «hanno un
sacco di problemi, ma non si fanno problemi a lanciare un mattone. / I
bianchi vanno a scuola e imparano a essere scemi». Anche i bianchi,
con la Thatcher e poi con certe politiche di Blair, hanno avuto «un
sacco di problemi». La violenza, lo smarrimento, hanno questa radice:
la dissoluzione di una adeguata qualità sociale nelle periferie, delle
reti educative e di sostegno dei soggetti in difficoltà.
Quando Blair pensa di usare un'arma efficace contro la violenza delle
giovani gang mettendo sotto accusa la Rete, e You Tube in particolare,
perché di queste imprese si fanno teatro globale, si illude e
mistifica.
La Rete, come la tv, non è certo solo un «contenitore». E' un diretto
protagonista che produce comportamenti, stili di vita, valori.
Definire regole e sistemi condivisi di controllo e autocontrollo nella
Rete è perciò una necessità delle società contemporanee. Ma pare ben
altro l'intento politico e culturale che sottende l'attuale offensiva
del governo inglese, un intento presente anche altrove, a cominciare
dalla Francia delle elezioni presidenziali così segnate dal tema della
sicurezza e delle rivolte giovanili delle banlieues, e dalla stessa
Italia delle grandi chiacchiere sul «bullismo» in Rete. Il vero
obiettivo sembra quello di spostare l'attenzione soprattutto su certi
effetti - il teppismo, le bravate - facendo dimenticare da cosa
nascano. In Inghilterra, nelle banlieues francesi, nelle periferie e
nelle province italiane, la radice è la medesima e va cercata nei
mutamenti dei sistemi educativi e formativi dei paesi che hanno in
comune una caduta di investimento politico, economico e culturale in
favore di una concretamente perseguita centralità e valenza anche
educativa del mercato e delle sue leggi. «La società non esiste,
esistono gli individui», sosteneva la Thatcher. Lo ricorda Marco
Paolini nel suo nuovo e forte spettacolo Miserabili. Io e Margaret
Thatcher. Blair, nella pratica, ha solo un po' mitigato le politiche
della «Lady di ferro», aggiungendovi un accanimento repressivo verso
gli stessi minori, rendendosi così incapace di ricostruire quel
tessuto di servizi socio-educativi, di legami di comunità, che la
Thatcher aveva colpito, cosa accaduta anche, con tratti peculiari,
nella Francia delle banlieues, dove le rivolte e le bravate non sono
finite solo in Rete ma direttamente nelle tv di tutto il mondo.
In Italia, se consideriamo, forse ingiustamente, come un caso a parte
il precocissimo arruolamento in certe regioni del paese di migliaia di
giovani nelle file della criminalità organizzata (come ha raccontato
Roberto Saviano in Gomorra, anche per questo il libro italiano più
importante degli ultimi anni), ciò che davvero limita ancora il
diffondersi di questi episodi è il fatto che, malgrado tutto, il
sistema di welfare, il sistema scolastico e i legami sociali costruiti
nei decenni scorsi resistono ancora, insieme a un ancor vivo tessuto
di partecipazione (alla cosa pubblica, ai beni sentiti come comuni,
compreso il bene della sicurezza). Ancora uno sforzo, tuttavia, e si
potrà dire di averli smontati, demotivati gli insegnanti, bruciati gli
operatori sociali, depresso il tessuto partecipativo, creando un
terreno ancora più fertile alle gesta di bulli, teppisti e compagnia
bella. Gesta, però, debitamente precedute e favorite, da quelle di
legislatori, governanti e amministratori. Gli stessi che poi,
contemplando in Rete gli effetti delle loro politiche, se la
prenderanno con You Tube. London Calling, e speriamo che qualcuno
risponda bene.