Cresce l'allarme dispersione: tra i maschi è al 14,8%
Tavolo di lavoro della Provincia per proporre soluzioni ma ci sono pochi soldi

Bocciati e senza un mestiere.

Le scuole più a rischio sono i professionali seguiti dai tecnici
Risultati peggiori nelle aree urbanizzate In provincia va meglio

Tiziana Catenazzo, la Repubblica ed. di Torino, 24/4/2007

 

Cinque milioni di euro contro la dispersione in Piemonte. Contro l'emorragia di studenti – è ancora del 35,2% alle superiori, specie nei tecnici e nei professionali e ancor più per gli iscritti al primo anno – Ministero, Regione e province piemontesi hanno firmato due settimane fa un protocollo d'intesa per costruire percorsi didattici innovativi e molto differenziati, quasi personalizzati, per rispondere alle problematiche diverse che sono all'origine del problema. L'identikit del "disperso" è ormai chiaro: è un ragazzo, ha 14 anni circa, è iscritto al primo o al secondo anno di un istituto professionale. Sono le caratteristiche dello studente piemontese più a rischio. Ieri, il tavolo di lavoro diretto dalla Provincia di Torino al quale è intervenuta Mariangela Bastico viceministro della pubblica istruzione. Accanto ai percorsi tradizionali, cresce la formazione professionale, che registra quest'anno un aumento di iscrizioni: «Sono circa 1600 - ha preannunciato ieri il dirigente provinciale Ludovico Albert - a testimoniare la necessità e l'esigenza anche di un'offerta di formazione alternativa, con più laboratori e pratica, rispetto a quella tradizionale. Ma per noi rappresenta una difficoltà sia il finanziarle adeguatamente, per i circa 200 iscritti in più, sia la scelta dell'indirizzo: sono tantissime le domande per corsi da parrucchiera, estetista e baristi, mentre scarse le richieste per operatori edili, meccanici, elettrici ed elettronici». Problema non da poco, visto che la formazione da sempre assorbe una gran fetta di studenti che la scuola disperde. Conseguenze di una malattia che nasce e cresce fra i banchi: «Per dare un'idea dell'incidenza del fenomeno, 15 mila giovani torinesi che oggi hanno più o meno 28 anni – ha spiegato l'assessore D'Ottavio – non sono riusciti a inserirsi nel sistema educativo. Un insieme considerevole, se pensiamo che nell'84 erano iscritti alla prima elementare circa 23.882 alunni»".

L'analisi, condotta in collaborazione con l'Istituto Iard, ha evidenziato in particolare che le ripetenze variano dal 10% degli istituti professionali al 7,9% dei tecnici, al 3,3% dei licei mentre per le bocciature si passa dal 18,7% dei professionali al 14,3% dell'istruzione tecnica fino al 5,9% dei licei. La dispersione incide diversamente sul genere: i maschi vengono respinti per il 14,8%, rispetto all'8,8% delle coetanee. Ma vale anche il tipo di gestione: si è più fortunati nelle private che nelle pubbliche, perché nelle prime le bocciature sono del 4,1% mentre nelle seconde sono il 12,4%. Infine, la dispersione coinvolge le aree più urbanizzate più che la periferia della provincia, che riesce a contenere il disagio in misura più efficace. Ma la regola, quasi ferrea, riguarda il tipo di istituto: «Chi sceglie il professionale, anche a Torino, ha probabilità nettamente superiori di essere bocciato, essere in ritardo o di interrompere l'anno scolastico -ha commentato D'Ottavio - è fondamentale perciò distinguere i vari generi di dispersione: diverso è il caso degli studenti stranieri, che per difficoltà linguistiche o comunque di inserimento culturale e sociale, perdono anni di studio. C'è chi non riesce a studiare con profitto per mancanza di metodo, e chi invece va a scuola malvolentieri».