Spazi pubblicitari per pagare supplenti e riparazioni

Scuole in bolletta vendono spot.

Parte dal Lazio l'ondata di autofinanziamenti degli istituti a corto di risorse.

da Italia Oggi del 21/4/2007

 

La massima popolare vuole che le difficoltà aguzzino l'ingegno. E le scuole sono chiamate a dare prova di particolare bravura nell'arte italica dell'arrangiarsi. Con un'esposizione debitoria cospicua, mezzo miliardo di euro dal 2004 al 2006, fondi dimezzati per il 2007, e sull'uscio gli ufficiali giudiziari, mandati dal comune per riscuotere la tassa sui rifiuti non pagata in passato. E' la situazione in cui si trovano molte scuole italiane, che si sono viste arrivare in questi giorni la prima tranche di finanziamento per l'anno in corso. I fondi sono accreditati in modo diretto dal ministero dell'istruzione, un meccanismo che se da un lato ha abbreviato i tempi, dall'altro però ha reso impossibili i pagamenti a piè di lista: fatto un po' di conti, le scuole lamentano che avranno la metà di quanto si aspettavano. Senza tener conto che nulla è stato assegnato per i debiti passati, contratti dalle scuole verso i supplenti, chiamati e non pagati, e verso i comuni, per la Tarsu. Ulteriori finanziamenti non ne arriveranno, ha chiarito il ministro dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa, rispondendo due giorni fa a un'interrogazione parlamentare alla camera: i soldi sono quelli che ci sono, niente di più sarà dato. Niente per i debiti passati, niente per la Tarsu, niente per le supplenze causa maternità, che assorbono da sole il 50% delle spese delle scuole. Su questo fronte, il ministro dell'istruzione, Beppe Fioroni, aveva formalmente chiesto al Tesoro che la voce non fosse più a carico delle istituzioni scolastiche, ma passasse direttamente allo stato centrale. Un risposta in tal senso non è arrivata. Anzi, dagli umori di via XX settembre pare proprio che se ci sarà non potrà che essere negativa. La questione ormai è politica, dicono dall'Economia. Insomma, che Fioroni faccia sentire il suo peso, se vuole risolvere il problema. Intanto, le scuole tirano avanti come possono. Dal Lazio, per esempio, i tentativi più cospicui di autofinanziamento. 'È cambiato il governo, ma l'aria è sempre la stessa. Non ha pagato Tremonti, non paga Padoa-Schioppa', sintetizza il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini, 'e le scuole devono ricorrere a soluzione pericolose, perché chi può riesce ad avere soldi dai privati, gli altri restano al palo. Non è scuola pubblica questa'. Carmelo Palella, dirigente del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Terracina, che guida l'esercito delle scuole a caccia di sponsor: 'Ho messo a disposizione i muri esterni e spazi interni alla scuola, c'è un monitor dove passano messaggi pubblictari, ovviamente il tutto deve essere appropriato e compatibile con le attività scolastiche'. E dunque, negozi di vestiti, telefonini, pc e ristoranti. 'Bisogna stare attenti al tipo di pubblicità, e la decisione deve essere presa collegialmente dal consiglio di istituto', spiega il presidente dell'Anp, l'associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, 'perché si tratta di materia delicata, che deve essere gestita con buone senso'. 'Senza soldi cosa faccio, chiudo scuola', si chiede la preside dell'istituto Vincenzo Pacifici di Tivoli, Maria Luisa Viozzi, 'per riparare una serrata ho avuto un finanziamento della farmacia vicino'.
Se nei piccoli centri la sponsorizzazione è possibile e fruttuosa, non funziona così nelle grandi città. 'I canali pubblicitari qui sono altri', spiega Mario Rusconi, preside del Newton, liceo scientifico romano. 'Ho anticipato 200 mila euro dal 2004 al 2006, per spese dovute, dalla Tarsu alle supplenze, non per velleità. Ora chiedo aiuto alle famiglie: 80 mila euro di contributo volontario, contro i 15 mila per il funzionamento che mi arriva dallo stato'.

'Conta molto il contesto sociale ed economico, qui da noi non sarebbe una buona soluzione dare spazio agli spot', spiega Graziella Crisi, dirigente dell'istituto comprensivo Leva di Varese. 'Gli sponsor vanno bene, si possono usare per progetti specifici, non può diventare il metodo ordinario di finanziamento' dice Camilla Schiavo, dirigente del liceo scientifico Marsico Nuovo (Potenza), 'per il prossimo anno ho già avvertito i genitori: il contributo volontario dovrà salire'.