Pubblicati i dati dell'Osservatorio permanente
del Ministero sulle graduatorie
Gli aspiranti docenti sono quasi quarantenni, in prevalenza
meridionali e donne
Matematica, meno precari che posti
rischiamo di avere prof stranieri.
La carenza di insegnanti
nelle materie scientifiche: il numero
degli iscritti alle liste e minore dell'organico previsto
Salvo Intravaia, la Repubblica,
23/4/2007
Prof stranieri per i
nostri figli? Da quanto emerge dall'ultima fatica del ministero della
Pubblica istruzione, in materia di precari della scuola, sembrerebbe
proprio inevitabile. Coloro che si propongono di insegnare materie
scientifiche a scuola sono relativamente pochi rispetto al fabbisogno.
E, fra pochi anni, quindi, gli studenti italiani potrebbero avere in
cattedra insegnanti cinesi o polacchi. Dovranno mettersi l'anima in
pace coloro che rifiutano quella che è ormai una la realtà: la scuola
italiana è già multietnica e lo sarà sempre di più.
Il dossier dal titolo 'Osservatorio sulle graduatorie permanenti 2006:
profilo degli iscritti e distribuzione geografica', pubblicato qualche
giorno fa da viale Trastevere, mette in luce la carenza di insegnanti
di materie scientifiche, sia alla media sia al superiore. In diversi
passaggi del volume viene sottolineata quello che al momento appare
solo come un campanello d'allarme, ma che potrebbe diventare una vera
e propria emergenza, se non affrontata per tempo. "Una situazione che
configura una relativa penuria dell'offerta rispetto al fabbisogno",
si legge. Basta analizzare con attenzione i dati sugli iscritti nelle
graduatorie permanenti (dalle quali viene reclutata metà degli neo
assunti) del 2006, trasformate dal governo Prodi in Graduatorie ad
esaurimento, per comprenderne il perché.
Nella scuola media, a fronte di un organico che prevede il 17 per
cento di docenti di Matematica, gli iscritti nelle liste dei supplenti
è pari all'11 per cento. Carenza confermata anche dai cosiddetti
flussi in uscita, i pensionamenti. Negli ultimi quattro anni, su 100
docenti che hanno deciso di lasciare la cattedra 16 insegnavano
Matematica. In altre parole, se gli iscritti nelle graduatorie di
Matematica alla media sono poco più di 8 mila e i pensionamenti
viaggiano al ritmo di 1.600 l'anno in poco più di 5 anni le liste
verrebbero esaurite. E dopo? Sarà compito di coloro che attualmente
studiano nelle Ssis (le scuole di specializzazione per l'insegnamento
secondario) di colmare il fabbisogno degli anni successivi, ma le
scuole di specializzazione sono a numero chiuso.
Stesso
discorso per la scuola superiore.
I 14 mila in lista per insegnare per Matematica, Fisica, Informatica e
materie tecniche, a fronte di 1.900 pensionamenti l'anno e di un
conseguente richiesta (fra assunzioni a tempo indeterminato e
supplenze) che si attesta sulle 12 mila e 500 unità, potrebbero
esaurirsi nel giro di sette anni. "Le tendenze delineate confermano -
spiegano i tecnici del ministero - la possibilità che, ferme restando
altre condizioni, in futuro si profili una scarsità relativa di
candidati interessati all'insegnamento" di materie scientifiche. La
situazione a livello nazionale non è affatto uniforme e in alcune
province italiane questa emergenza potrebbe manifestarsi prima. E i
precari?
L'identikit.
Ecco il profilo tracciato da viale Trastevere: meridionale, quasi
quarantenne e donna. I futuri insegnanti italiani sono anche
superspecializzati: oltre ad essere in possesso del prescritto titolo
di studio per l'insegnamento (diploma per la scuola materna ed
elementare, laurea per la media e il superiore), un quarto di loro è
in possesso di laurea specialistica o di diploma di specializzazione
post universitario (Ssis). Insomma, disoccupati di lusso, si direbbe.
In più, parecchi di loro hanno superato più di un concorso a cattedra
e, spesso, sono specializzati per l'insegnamento agli alunni disabili.
Un investimento in denaro, e in anni di studio, che in molti casi
resta è ancora in attesa di trasformarsi in lavoro concreto e stabile.
Perché metà di loro sono costretti a vivacchiare con supplenze
saltuarie: quelle al centro della protesta dei dirigenti scolastici
per via dei tagli imposti dal governo.
I
numeri.
Due supplenti, o aspiranti tali, su tre sono di origine meridionale.
Nati cioè in una delle otto regioni del Sud con Campania e Sicilia,
che da sole contano quasi 100 mila iscritti, a fare la parte del
leone. In futuro la scuola continuerà ad essere femmina: oltre 85
aspiranti insegnanti su 100 appartengono al gentil sesso, con presenza
schiacciante nella scuola materna ed elementare. E chi si aspetta
precari ragazzini alle prime armi si sbaglia. L'età media dei 237 mila
precari si avvicina ai 40 anni: 37 per maestre e professoresse, 40 per
i colleghi maschi. Non saranno, pare di capire, le 150 mila immissioni
i ruolo dei prossimi tre anni varate dalla coppia Fioroni-Padoa
Schioppa a ringiovanire la classe docente italiana.
Gli aspiranti alla conquista del Nord. Negli anni scorsi, alcune città
del Nord sono state letteralmente prese d'assalto da futuri insegnanti
alla ricerca di una cattedra fissa. Meridionali, e non solo, che hanno
fatto le valigie in cerca di fortuna in provincia di Prato, Bologna e
Siena, solo per citare le città con la percentuale maggiore di
iscritti 'nati fuori provincia'. L'emigrazione intellettuale verso le
regioni settentrionali è un fenomeno abbastanza noto tra gli addetti
ai lavori ma sconosciuto dal punto di vista numerico. Poco meno di un
terzo dei 157 mila precari meridionali cercano fortuna al Nord. Tanto
che 18 mila precari iscritti in Lombardia sono nati in altre regioni
italiane. Stessa cosa per altre due regioni italiane: l'Emilia
Romagna, con 9 mila nati altrove, e la Toscana (con 5 mila e 500 'ospiti').