Una ricerca di Confcommercio sui ragazzi tra i
18 e i 35 anni
I giovani e le pensioni del futuro Tullia Fabiani, la Repubblica 26/4/2007
Preoccupati per il proprio futuro, sfiduciati. E convinti che, se continua così, l'unica possibilità per avere una pensione è muoversi autonomamente con fondi integrativi privati. Hanno ancora diversi anni di lavoro davanti, ma le idee sul sistema previdenziale italiano e sui relativi problemi sono già chiare. E molto critiche. Ai giovani italiani non bastano infatti proposte e ipotesi. Vogliono interventi risolutivi e informazioni più precise. Questo almeno è quanto emerge da un'indagine voluta dai Giovani Imprenditori di Confcommercio che ha interessato 800 italiani tra i 18 e i 35 anni. La ricerca, realizzata lo scorso febbraio dal Centro Studi Sintesi, evidenzia i limiti e le difficoltà percepite dai giovani sulla riforma strutturale delle pensioni, ma anche i dubbi circa la possibilità di trovare soluzioni valide da parte delle istituzioni. E se c'è una parte dei giovani (il 16 per cento) disinteressata alla tematica perché magari prima della pensione deve preoccuparsi di trovare un lavoro, la maggioranza somma un problema all'altro.
A fronte di tale
scetticismo c'è invece una minoranza fiduciosa di giovani (l'8 per
cento) convinta che il governo lavorerà a una modifica strutturale in
grado di garantire la sostenibilità futura del sistema previdenziale.
"La riforma del sistema previdenziale di cui si parla tanto e si fa
poco riguarda in maniera diretta i giovani - dichiara Michela Vittoria
Brambilla, presidente nazionale degli Imprenditori 'under 40' - chi
dipinge queste nuove generazioni come soggetti distratti e
irresponsabili, si sbaglia" perché " si sono dimostrati attenti alla
loro condizione e molto sfiduciati nei confronti della politica". "Il distacco da parte dei giovani c'è - afferma Morena Piccinini, responsabile del settore Previdenza e nuovi diritti della Cgil - Proprio per questo la politica e le organizzazioni sociali devono far loro spazio nei gruppi dirigenti e dare risposte concrete. Bisogna dare certezze sulle politiche del lavoro e sulla previdenza complementare; innanzitutto rafforzare il pilastro della previdenza pubblica; garantire poi la possibilità del riscatto degli anni di studio, senza costi esagerati; evitare la modifica dei coefficienti attuali per assicurare ai nostri giovani una pensione decente; e consentire anche a chi non ha Tfr di aprire forme pensionistiche sicure e avere agevolazioni fiscali".
Intanto i dati dell'indagine dicono che sulla destinazione dei fondi un intervistato su tre non sa ancora cosa fare. I lavoratori decisi sono il 21,1 per cento; un ulteriore 11,2 per cento dichiara di voler aspettare giugno, per capire meglio come funzionano le cose. La gran parte comunque si dice convinta della necessità di muoversi autonomamente per garantirsi un futuro sereno: il 15,7 per cento ha affermato infatti di avere già avviato una pensione integrativa privata, e il 36,2 per cento si orienterà verso questa soluzione. Mentre un 31 per cento di 'ottimistì dice di contare sull'assegno previdenziale pubblico, pensando dunque che una riforma consistente possa bastare. In tutti i casi però il punto dolente sembra essere in particolare la scarsa conoscenza dei sistemi finanziari alternativi alla pensione classica: tre quarti degli intervistati sostiene di sentirsi mal informato sul funzionamento delle previdenza pubblica e sulla riforma del Tfr, anche a causa dell'utilizzo di linguaggi troppo tecnici o esclusivamente politici. Ad esempio, il termine "scalone", è noto al 47 per cento degli intervistati ma solo il 2,2 per cento sa che indica il "salto" di età minima per la pensione di anzianità che dal gennaio 2008 passa dagli attuali 57 anni a 60 anni.
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