I sindacati negano che ci siano state difese
corporative Il ministro finisce sulla graticola. Fioroni chiede aiuto ai suoi on.li per uscire dal vicolo cieco da Italia Oggi del 27/4/2007
Un ministro sconvolto, Beppe Fioroni, racconta chi lo conosce, gelato da quanto successo nella scuola di Rignano Flaminio. Un ministro che per uscire dal vicolo cieco dei sospetti e delle accuse di negligenza, più o meno velatamente formulate all'indirizzo del dicastero da lui guidato, ha chiesto ora aiuto ai suoi deputati. Saranno i parlamentari della maggioranza che siedono in commissione cultura alla camera, capitanati da Antonio Rusconi, responsabile scuola della Margherita, a definire gli emendamenti al disegno di legge 'Norme urgenti in materia di pubblica istruzione' che dovranno contenere le modifiche alle sanzioni disciplinari per il personale della scuola chieste da Fioroni. Più passano i giorni dall'arresto, più balzano sotto gli occhi i buchi neri dell'intervento dell'amministrazione nella vicenda. Per esempio, quei quattro mesi che passano da ottobre, quando l'inchiesta penale sfocia in un eclatante blitz dei carabinieri nella scuola incriminata, a febbraio, quando il direttore scolastico regionale del Lazio, Bruno Pagnani, sospende in via cautelare due delle tre maestre che saranno poi arrestate. Le violenze risalirebbero a maggio 2006, le denunce e le proteste dei genitori nei mesi immediatamente successivi. La scuola poteva fare qualcosa in più? Anche solo per tutelare la serenità delle famiglie, visto che una sentenza di condanna non è stata formulata, e il beneficio del dubbio sulle responsabilità degli indagati è doveroso. Intanto però il pressing sul ministro e sul ministero è ogni giorno più incisivo. Ed è probabile che sia iniziata la caccia al capro espiatorio. Il mondo sindacale nega che vi sia stata una difesa corporativa delle insegnanti coinvolte nelle indagini. 'Il sindacato in questi casi non può fare nulla', chiarisce il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, 'non ha nessun poter di intervento e di controllo'. Il numero uno della Cisl scuola, Francesco Scrima, precisa che 'anche solo davanti a sospetti di fatti come quelli descritti, il sindacato si batte perché i colpevoli siano condannati come meritano'. Parla di una scuola che 'ha perso in autorità ed autorevolezza' Marco Nigi, segretario dello Snals-Confsal:'In questa circostanza, la scuola ha confermato di non essere forte e di non riuscire a fare pulizia interna, con un penoso scaricabarile di responsabilità'.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di
Rino Di Meglio,
responsabile del sindacato Gilda:
'L'indagine interna doveva e poteva
proseguire anche se la procura faceva la sua, la sospensione cautelare
doveva arrivare prima'. 'È un fatto
sconcertante, davanti al quale ben vengano interventi che rendano più
certe e spedite le misure cautelare a tutela degli studenti e delle
famiglie', dice Enrico Panini, segretario della Cgil scuola. Ammette
che può esserci stato un errore di valutazione, da parte dell'intero
collegio dei docenti nella difesa delle insegnati indagate, il numero
uno dell'associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado: 'Il
provvedimento di sospensione cautelare è inficiato ab origine, visto
che deve essere deliberato dai colleghi delle persone incriminate. In
buona fede, dall'interno di una scuola tutto può sembrare diverso. E
l'incredulità che certe cose possano succedere fa spesso il resto'.
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