Alunni: in futuro sempre più stranieri.

di A.G.  La Tecnica della Scuola del 2/4/2007.

Secondo il “Rapporto sulla popolazione italiana – L’Italia all’inizio del XXI secolo”, realizzato dalla “Società italiana di statistica”, tra il 2002 ed il 2005 la popolazione straniera è cresciuta in media di circa 440 mila unità l’anno, con circa 170 mila bambini figli di madre straniera, che costituiscono poco meno dell’8% del totale delle nascite.

 

Nei prossimi anni le aule scolastiche italiane, ad iniziare dalla primaria, conterranno una quota sempre più significativa di alunni stranieri o nati nel nostre paese da almeno un genitore straniero. La conclusione si può trarre analizzando il “Rapporto sulla popolazione italiana – L’Italia all’inizio del XXI secolo”, realizzato dal Gruppo di coordinamento per la demografia della ‘Società italiana di statistica’. Secondo lo studio tra il 2002 ed il 2005 sono nati in Italia circa 170 mila bambini figli di madre straniera, che costituiscono poco meno dell’8% del totale delle nascite, percentuale che è in rapida crescita, così come lo è la popolazione straniera: inferiore allo 0,6 per cento nel 1991, quadruplicata al 2,3 per cento nel 2001, la presenza degli stranieri in Italia è oggi quantificata tra i 2,7 (4,5% dei residenti) ed i 3,5 milioni (6%), se si comprende una stima degli irregolari, con la quota più significativa nel (Nord-Est 6,6%).

Sulla base di questi dati, anche quelli ufficiali resi noti ad inizio d’anno dal Ministero della Pubblica Istruzione, che indicava la presenza di più di mezzo milione di alunni stranieri, pari ad oltre il 5% della popolazione scolastica complessiva, non potranno quindi che essere progressivamente incrementati. Già dal prossimo settembre si avrà un sensibile amento. I numeri del resto parlano chiaro: tra il 2002 ed il 2005 la popolazione straniera è cresciuta in media di circa 440 mila unità l’anno. Una presenza in costante in aumento, dovuta soprattutto all’iscrizione in anagrafe di mediamente 305 mila stranieri l’anno, conseguente a vari motivi ma soprattutto alle regolarizzazioni collegate alla Legge “Bossi-Fini”.

Va sempre ricordato, comunque, che l’Italia mantiene una media decisamente inferiore rispetto a quella dell’Unione Europea, dove in molti paesi gli stranieri costituiscono una fetta vicina al 10%. E al di là dei giudizi personali, non mancano i lati positivi: in paese come il nostro dove si fanno sempre meno figli (poco più di 1,2 a nucleo familiare), gli stranieri contribuiscono infatti a ridurre l’invecchiamento nazionale. Senza di loro, gli ultra 65enni avrebbe già superato il quinto della popolazione; la loro età media è di 31 anni, contro i 43 dei cittadini italiani, e la loro fecondità è doppia di quella italiana: basta dire nel 2004, per le donne straniere il numero medio finale di figli è stato stimato in 2,6.

Che lo si voglia o no, quindi, le aule italiane si riempiranno di stranieri.

“Il problema dell’invecchiamento della popolazione va però affrontato con idee innovative – ha detto Giuseppe Gesano dell’Irpps-Cnr commentando il Rapporto sulla popolazione italiana - capaci anche di sacrificare preconcetti e privilegi, e considerando gli immigrati stranieri, come in altri paesi, una componente stabile della popolazione mediante specifici interventi di integrazione e riconoscimento, specie per le ‘seconde generazioni. Va inoltre facilitato ed accelerato il percorso di autonomia dei giovani sul piano della formazione e della crescita della famiglia, dando spazio anche alle sue nuove forme”.