Insegnanti di qualità per una formazione di
qualità. Potrebbe sembrare un semplice slogan, ma, in realtà, è il
messaggio che la Commissione europea ha appena consegnato nelle mani
dei rappresentanti all'istruzione dei 27 stati membri dell'unione
Dall'Ue un vademecum per il buon insegnante.
di Benedetta P. Pacelli da ItaliaOggi del
14/8/2007
Insegnanti di qualità per una formazione di
qualità. Potrebbe sembrare un semplice slogan, ma, in realtà, è il
messaggio che la Commissione europea ha appena consegnato nelle mani
dei rappresentanti all'istruzione dei 27 stati membri dell'unione.
Un'esortazione che parte da un'amara costatazione: la maggior parte
dei paesi denunciano carenze nella preparazione degli insegnanti e
difficoltà nel loro aggiornamento professionale. Ecco perché la
Commissione, nell'ambito delle proprie competenze, ha proposto una
sorta di decalogo che punta, soprattutto, a garantire che tutti gli
insegnanti posseggano le conoscenze e gli strumenti necessari per lo
svolgimento del proprio lavoro. Il documento risponde alla richiesta
formulata nel 2004, nella relazione comune del Consiglio e della
Commissione sull'attuazione della strategia di Lisbona nei settori
dell'istruzione e della formazione, che esprimeva la necessità di
definire una serie di principi europei comuni finalizzati a migliorare
le competenze e le qualifiche di insegnanti e formatori. Bruxelles
fornisce, quindi, agli stati membri una serie di orientamenti di
massima a cui le loro iniziative dovrebbero improntarsi.
Tra i primi obiettivi da perseguire c'è proprio quello di valorizzare
lo status professionale dei docenti e di migliorare la professionalità
dell'insegnamento, promuovendo nello stesso tempo «la diffusione di
una cultura della ricerca e della riflessione». Il documento si
sofferma anche sullo spinoso tema dei finanziamenti, che dovranno
essere «coordinati, coerenti e adeguati» anche rispetto alle nuove
metodologie didattiche. L'analisi rivela, infatti, la scarsità di
investimenti nella formazione continua e nel perfezionamento del
personale docente.
L'aggiornamento professionale è obbligatorio, per esempio, soltanto in
11 stati membri (Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Germania,
Lituania, Lettonia, Malta, Romania, Regno Unito, Ungheria), tra cui
non è presente l'Italia. Ma non solo, perché quando i corsi di
perfezionamento professionale esistono, hanno generalmente una durata
inferiore a 20 ore annue, per un massimo di cinque giorni all'anno. E
poi ancora: soltanto in metà dei paesi europei gli insegnanti possono
contare, durante il primo anno di docenza, su un sostegno sistematico
che va dai servizi di orientamento alla formazione fino al tutoraggio.
Tutto ciò che insomma potrebbe rappresentare un valido sostegno, anche
a fronte del fatto che gli insegnanti devono confrontarsi sempre più
spesso con classi formate da allievi molto diversi tra loro per
cultura, lingua materna, livelli di competenze ed esigenze specifiche.
Ma non hanno i mezzi adeguati. Molti di loro si dichiarano anche a
disagio nell'uso delle nuove tecnologie in classe. Ma soprattutto come
appare dall'analisi, i sistemi di formazione degli insegnanti
esistenti negli stati membri spesso non forniscono agli insegnanti gli
strumenti di cui necessitano. Anzi, lamenta Bruxelles, in alcuni dei
27 «manca un coordinamento sistematico tra i diversi elementi della
formazione degli insegnanti»; ne deriva una mancanza di coerenza e di
continuità, in particolare tra la formazione professionale iniziale e
le fasi successive di orientamento, perfezionamento e aggiornamento.