Bombieri: non è colpa dei giovani, è la scuola che rende odiosi i numeri.

«Matematica, ricominciamo dalle tabelline».

DIBATTITO
Il luminare di Princeton chiede più rigore anche nella formazione dei docenti

 Il Corriere della Sera del 6/8/2007

 

Princeton, Institute for Advanced Study. È questo il luogo più qualificato al mondo per fare domande di matematica. Ne abbiamo rivolte a Enrico Bombieri, dopo le polemichette e le discussioni intorno alla seguente notizia: il 44 per cento degli studenti italiani delle superiori ha un «debito» — come si dice nel burocratese scolastico — con questa disciplina. Il professor Bombieri non ha certo bisogno di soverchie presentazioni: basti ricordare che è uno dei più grandi matematici del nostro tempo.

Il ministro Fioroni ha sostanzialmente dichiarato uno stato di emergenza formativa e si appresta a insediare un comitato per superare l'emergenza e far «appassionare i ragazzi allo studio» di questa disciplina. Bombieri ci tranquillizza: «In Italia ci sono eccellenti matematici e me ne accorgo ogni anno, quando vengono qui a Princeton. Forse le nuove generazioni hanno un certo disagio, perché dopo la laurea nel nostro Paese devono approfondire i loro studi a Oxford, a Parigi, in Germania. Rientrano con qualche problema (non sempre sono accolti come meriterebbero); poi ho notato che molti, pur essendo bravissimi, forse scoraggiati da troppe difficoltà, si lasciano alle spalle la ricerca per tentare la sorte in qualche società finanziaria». D'altra parte, lo studio della matematica ha bisogno di tranquillità, di sicurezza, di situazioni ormai divenute rare.

Bombieri sottolinea che i problemi con la matematica non vanno cercati nelle università (anche se ce ne sono), ma nelle scuole primarie. Ricorda che «i cambiamenti nei programmi non hanno portato buoni frutti, perché quella che si cerca di insegnare è una materia formale e poco motivata, nata più da una certa ideologia che da una vera necessità». Ci invita inoltre a guardare il problema con la giusta prospettiva: «Non è una questione soltanto italiana. Negli Usa i ragazzi non conoscono la matematica, non sanno fare di conto e risolvono tutto con il piccolo calcolatore... Una persona mentalmente preparata non si fiderebbe ciecamente del computer». E, dette queste parole, non riesce a trattenere un sorriso. «Questo disamore per la ginnastica matematica — prosegue Bombieri — sta provocando dei guai. Pensi al fallimento della sonda per Marte dovuto al mancato calcolo approssimativo della spinta necessaria: si sono fidati della macchina, e ormai ci si dimentica come funziona. Anni di preparazione, finanziamenti, costi di ogni genere, investimenti della Nasa: tutto è andato in fumo; sarebbe bastata una buona valutazione mentale per evitare il danno».

Gli chiediamo semplicemente cosa si dovrebbe fare per rimettersi in carreggiata e Bombieri risponde evidenziando cosa non è il caso di fare, proprio partendo dall'esperienza statunitense: «Siccome la nuova matematica non andava, hanno scelto la via opposta. Si crede che questa disciplina debba essere facilitata, resa affrontabile con un lavoro collettivo nel quale l'allievo decide lui stesso come procedere. Il risultato? Sono convinto che aumenteranno le scuole private. I ragazzi non conoscono più le tabelline, non sanno fare una somma. Non si deve giocare, ma pensare in modo divertente e non stupido, con logica. Bisogna cominciare dai numeri, che troviamo anche al supermercato ». Ma soprattutto egli ricorda che la prima preparazione deve essere quella dei docenti. Sottolinea Bombieri: «In Usa gli insegnanti, come nel resto dell'Occidente, hanno una qualità media scadente. Che cosa possono dare? Anche gli indirizzi didattici nelle università sovente sono più utili a far aumentare il voto finale che non a trasmettere questa materia. Ci sono situazioni dove chi dovrebbe insegnare ai bambini non sa il teorema di Pitagora. Cosa può comunicare loro?».

Nei discorsi del professore di Princeton c'è il ricordo di quella serietà che si coniugava un tempo con l'apprendimento della matematica, disciplina che si conosce magari ripetendo un esame più volte e non facendo della sociologia numerica. Aggiunge: «I problemi della comprensione e comunicazione matematica non si risolvono con dei ritocchi alla legislazione o con una riforma, ma vanno individuati e seguiti, altrimenti si provocano danni peggiori». E suggerisce per l'Italia (ma si può pensare anche in prospettiva europea): «Venga creata una commissione permanente con persone di prim'ordine che nulla c'entrano con le quote dovute ai partiti, ed essa ogni tre anni dovrebbe fare proposte, individuare punti deboli, offrire suggerimenti e priorità. Sia chiaro: non va cambiata a seconda del governo, come troppe altre cose».

Inoltre Bombieri non manca di ricordare che occorre partire dalle scuole elementari, «perché chi odia la matematica da piccolo lo farà per tutta la vita. Nessuno si sveglia un giorno illuminato d'amore per tale disciplina. Qui a Princeton mi accorgo subito se un giovane italiano ha avuto o no buoni professori». E precisa che l'educazione dei giovani comincia nella famiglia: «Non si può lasciare questa incombenza soltanto alla scuola e a casa tenere i bambini esclusivamente con i giochi, la televisione e la musica pop. Occorre incoraggiare le letture e risvegliare la curiosità, in modo che imparare divenga alla fine una scoperta e un'avventura mentale».

Il grande matematico si concede un ricordo: «Nelle medie ebbi ottimi docenti, e anche ai primi anni del liceo; negli ultimi due invece cominciarono i cambi annuali di insegnante. Poi ebbi la fortuna di incontrare un maestro come Giovanni Ricci, che mi seguì, che si accorse di quanto mi mancava e delle possibilità che avevo». Per dirla in breve, Bombieri accusa il valzer che continua sulle cattedre e che non consente di dar vita a quel dialogo fecondo tra maestri e allievi: «Non si stima un professore provvisorio, non si instaura un vero rapporto con lui. I ragazzi non sono stupidi e non prendono sul serio questo continuo avvicendarsi».

Morale della storia: chi studia la matematica oggi non è peggiore di chi cercava di impararla in passato, l'Italia non è in decadenza più di altre nazioni dell'Occidente, la questione-chiave è da cercarsi nell'insegnamento delle scuole elementari e occorre cominciare ad affrontare il problema dagli insegnanti.


LO STUDIOSO
Il professor Enrico Bombieri, matematico milanese di fama mondiale. Da lungo tempo insegna negli Stati Uniti, a Princeton.
Nel 1974 gli è stata assegnata la «Medaglia Fields