La scuola italiana
si affida poco a Internet.
La Stampa del
12/8/2007
BRUXELLES
Internet come compagno di giochi e svago, ma non strumento di supporto
per lo studio dei giovani italiani a casa. E questo anche perché
nemmeno la scuola italiana sembra spronare i suoi alunni ad affidarsi
a Internet come un possibile strumento di conoscenza e
approfondimento. È quanto emerge da uno studio dell’Eurobarometro
sulle abitudini di due gruppi bambini tra 9 e 10 anni e di ragazzi tra
i 12 e 14 anni nei 27 paesi membri. In Italia, in particolare,
Internet è soprattutto uno strumento di comunicazione, con la
messaggeria istantanea, ma anche di gioco, svago e per i maschietti
tra i 9 e 10 anni una fonte per documentarsi sulla squadra di calcio
del cuore. Ciò a fronte di una media europea che vede tra i principali
obiettivi di utilizzo del Web la ricerca per lo studio. In questa
direzione anche la scuola italiana, in posizione marginale
nell’educare all’utilizzo di Internet. «Infatti - si legge nel
rapporto - mentre gli alunni che frequentano la scuola media hanno la
possibilità di usare il Pc e hanno lezioni sui fondamenti per l’uso
del Pc, quelli che frequentano le scuole secondarie non hanno gli
stessi mezzi. In alcune scuole i Pc non sono disponibili o i programmi
di insegnamento non prevedono regolari lezioni sul loro utilizzo».
Dalle dichiarazioni degli alunni intervistati, di età compresa tra i 9
e 10 anni, emerge un quadro tutt’altro che roseo. «Il nostro
insegnante di informatica è strano - si legge nel testo -. Quando ha
qualcosa da fare ci lascia navigare su Internet e abbandona la
classe». I giovanissimi italiani hanno quindi imparato a utilizzare
Internet e navigano in rete soprattutto fra le mura domestiche.
Nonostante i controlli sull’utilizzo del Web sia più stretto se in
casa si ha un abbonamento Internet a tempo, «il 50% dei genitori -
secondo il rapporto - hanno accordato un tempo massimo giornaliero che
varia dai 10 ai 45 minuti» per navigare in rete, mentre il restante
50% dei giovani intervistati ha dichiarato di «seguire le stesse
regole come una forma di autodisciplina, anche se i loro genitori non
hanno formalmente imposto loro delle regole».
Gli intervistati sembrano consci dei pericoli che Internet nasconde,
tra cui virus e siti pornografici o violenti, e dichiarano di sapere
come comportarsi. È quanto testimonia un alunno tra i 9 e i 10 anni:
«Stavo cercando Dragon Ball su Google, ma il primo sito che ho trovato
per caso era una versione porno del gioco, ho cliccato su exit e ho
ricominciato la mia ricerca». Per quanto riguarda le dichiarazioni
raccolte circa i siti violenti, i giovani italiani non riconoscono al
Web una certa specificità. «Le immagini su Internet - si legge infatti
nel testo - non sono peggiori di quelle trasmesse dalla tv». O ancora:
«i miei genitori vogliono che guardi i notiziari in tv e lì c’è
abbastanza violenza».