Il sottosegretario Nando Dalla Chiesa spiega a ItaliaOggi
come cambierà il sistema accademico .

Università, operazione qualità.

Stretta sugli incarichi dei docenti. Incompatibilità rivisitate

 di Ignazio Marino da ItaliaOggi del 29/8/2007

 

Giro di vite sulle incompatibilità dei docenti universitari. Il professore al servizio di un ateneo pubblico non potrà mettere a disposizione il suo sapere di strutture private. O meglio, non potrà più farlo in contemporanea. Non è pensabile che una comunità scientifica sia composta da accademici che hanno due o tre incarichi. E che devono dividere le loro conoscenze per più strutture, soprattutto se queste ultime sono private. Dal prossimo anno accademico 2008/2009, quindi, si cambia. Ad annunciarlo è il sottosegretario al ministero dell'università, Nando Dalla Chiesa. Che insieme a ItaliaOggi fa il bilancio di oltre un anno di lavoro e spiega le linee future.


Domanda. Professore, cominciamo dall'inizio...


Risposta. Abbiamo ereditato una situazione oltre la quale la laurea non avrebbe avuto più valore legale. Proliferazione dei corsi, esami tritati, accordi con la pubblica amministrazione per avere maggiori iscrizioni negli atenei. Bisognava fermare la deriva e avviare una concorrenza virtuosa fra atenei cercando, allo stesso tempo, di intraprendere un processo di crescita della qualità.


D. Dopo 18 mesi di governo qual è il bilancio?


R. Direi positivo. In primis abbiamo bloccato il numero delle università telematiche, vincolando quelle esistenti a criteri precisi. Prossima tappa sarà quella di intervenire sulla posizione del docente. Se questo è pagato da una struttura pubblica non può portare il suo prestigio in un'istituzione privata. O almeno non potrà farlo nello stesso periodo. Dal 2008 saranno in vigore nuove regole. Non si può parlare di qualità universitaria nella precarietà. Se non c'è stabilità la comunità scientifica non esiste. È giusto che un gruppo lavori e collabori in pianta stabile.


D. Gli atenei, però, spesso lamentano la scarsità di fondi. Ultimamente si sono scoperti anche dei buchi abbastanza consistenti nei bilanci degli atenei...

R. Abbiamo affrontato il problema. Diciamo che in passato i controlli erano organizzati in maniera diversa. E ancora oggi non è così chiaro dove finisce la necessità di fondi e inizia lo spreco. L'Anvur, l'agenzia di valutazione delle università, a partire dal 2008 dovrebbe riuscire a mettere un freno a quelli che sono gli sprechi con un'attenta analisi dei bilanci e premiare chi fa un uso oculato delle risorse. E premiare le università più efficienti. Mentre il ministero dovrà essere più vigilante.


D. Il Miur ha da poco rivisto le classi di laurea. Bisognerà rivedere anche i criteri di accesso alle professioni?

R. Il discorso in questo caso è un po' più complesso. Per prima cosa bisogna capire gli effetti della liberalizzazione di Bersani circa l'apertura alla concorrenza delle professioni. In un settore così complesso, fra l'altro, come ministero non possiamo intervenire direttamente. Collaborazioni sono iniziate con l'Istruzione, come dimostra il decreto che premia gli studenti più meritevoli che si vogliono iscrivere a un corso universitario a numero chiuso. Tavoli tecnici sono stati avviati anche con lo Sviluppo economico e con il ministero della sanità.


D. Quindi...

R. Sul 3+2 abbiamo delle indicazioni non omogenee. Prima di riformare il sistema vogliamo capire gli effetti. La revisione delle classi di laurea era necessaria per fare degli accorpamenti e aggiornare i concorsi accademici.


D. A quando gli interventi per una formazione più professionalizzante?

R. Esiste già un'autonomia accademica. Credo che questo sia un problema della singola università. Io credo che lo studente debba essere orientato e informato sull'apertura di un'attività indipendente. Ma il Miur può solo dare delle linee di indirizzo e svolgere un'attività di persuasione. Cosa che stiamo già facendo con il progetto Eticamente, con la carta dei diritti e dei doveri dello studente e con l'apprendimento permanente.