Rutelli: «Vacanze più brevi in estate
ma più frequenti nel corso dell'anno».
Pasquale Almirante,
La Sicilia del
22/9/2006
Alberghi, camping e città d'arte aperti «per
vacanza» 365 giorni all'anno. Al contrario, vacanze scolastiche più
brevi d'estate ma più frequenti nel corso dell'anno «senza trascurare
la possibilità di raddoppiare la durata delle vacanze pasquali». E
l'anno scolastico 2007-'08 potrebbe essere il primo della vacanze
riformate. Il vice premier Francesco Rutelli è determinato nel suo
progetto di riformare le abitudini vacanziere degli italiani.
«Senza imposizioni, sia chiaro: ciascuno continuerà ad andare in
vacanza quando vuole». Ma senza neppure dimenticare - ricorda - la
direttiva europea che impone per il godimento delle ferie un periodo
non inferiore a due settimane lavorative. Per il resto, il turismo
italiano è reduce da una stagione di ripresa con tutti gli indicatori
(tranne il tempo) che volgono al bello: presenze, fatturato,
investimenti.
È da questa base che è partita la riunione di ieri del Comitato
nazionale del turismo, convocato a palazzo Chigi da Rutelli e al quale
hanno partecipato gli stati generali del settore. In tema di vacanze
scolastiche, considerato un po' il motore per avviare nuove abitudini
turistiche, Rutelli ha sottolineato che ogni passo in questa direzione
dovrà avvenire sulla base di una concertazione costante col mondo
della scuola, degli Enti locali, degli operatori del settore.
«Senza escludere anche una regionalizzazione dei periodi di vacanza a
scuola», come peraltro già avviene nei Land tedeschi.
È già stato avviato il tavolo di concertazione con il ministero della
Pubblica istruzione per eventuali modifiche al piano vacanze della
scuola.
«Quello che serve - ha detto Rutelli a più riprese - è la
flessibilità», come, del resto, c'è già in tutta Europa. Il motore
turistico del Paese ha bisogno di nuova benzina e Rutelli ha
assicurato che è impegnato a reperire nuove risorse già nella
Finanziaria 2007 per rifinanziare la legge 135 e il raddoppio
dello stanziamento per l'Enit.
La cifra sulle possibili disponibilità finali non l'ha fatta il
ministro, ma è stato Enrico Paolini, assessore al Turismo della
Regione Abruzzo e coordinatore dei suoi colleghi regionali, a
quantificarla in circa 100 milioni di euro, dei quali 40 andrebbero
come dotazione all'Enit. Sono tutti temi che torneranno alla ribalta
nella terza conferenza sul turismo, in programma a Montesilvano sabato
30 settembre e domenica primo ottobre.
Il dibattito: Spalmare le vacanze scolastiche
lungo l'anno
Spalmare (luogo comune ormai che sta per
scaglionare) le vacanze scolastiche lungo l'arco dell'anno per
agevolare il turismo, evitando ingorghi negli alberghi e nelle strade
delle ferie? E perché no? L'autonomia didattica e amministrativa di
cui gode ogni Istituzione può consentire anche questo, ma il Ministero
della pubblica istruzione dovrebbe attivarsi per consentirlo. E in
primis dovrebbe fissare e definire con precisione le competenze
terminali per ciascuna materia, i livelli essenziali dei saperi, i
traguardi formativi così come è stato fatto per le lingue straniere.
Ottenuta questa chiarezza, su cui i docenti
baserebbero pure le programmazioni curricolari, il passo successivo
sarebbe quello, non già di frazionare l'orario settimanale fra le
materie, ma di concentralo per disciplina in modo che a conclusione di
questo modulo compatto un esame rigoroso ne certifichi le competenze
per ciascun alunno.
Facciamo degli esempi. Le materie più corpose di un corso di studi,
quelle che hanno un totale di 4-5 ore a settimana e per un totale
annuo di circa 120-130 ore, potrebbero essere concentrate nell'arco di
un mese e mezzo, con corsi compatti e modulari sul tipo della
full-immersion, come avviene per i corsi di lingua all'estero o per
quelli di aggiornamento.
Invece cioè di fare la spola dalle varie aule in cui deve dividersi
ogni giorno, all'insegnante viene assegnata una sola classe con tutto
il pacchetto delle ore previste nell'arco dell'anno, intervallate
certamente da pause funzionali ai bisogni di alunni e professori. A
conclusione del ciclo, una verifica finale sulle griglie delle
competenze predisposte dal Ministero, supportata comunque da altre in
itinere, esprimerà il giudizio complessivo. 4/5 ore di insegnamento
per 5 giorni consecutivi, consentirebbero fra l'altro l'uso esclusivo
di una classe che potrebbe perfino risultare una sorta di ufficio
personale gestito da un solo insegnante, chiusa a chiave e all'interno
della quale verrebbe risposto tutto il materiale didattico di cui ha
bisogno, compreso il computer, il registro personale, i compiti e
quant'altro.
Concentrare due, tre pacchetti di materie pesanti in alcuni mesi,
potrebbe pure voler dire avere a disposizione, a conclusione dell'iter
formativo, un periodo di vacanze che non necessariamente venga a
coincidere con quelle estive.
Sicuramente bisognerà trovare strategie educative e culturali un po'
diverse delle consuete, mentre una piccola rivoluzione sulle abitudini
da anni stratificate si dovrebbe avviare. E ciascuna scuola, o gruppi
di scuole consorziate, sulla base proprio di questa suddivisone,
potrebbe pure pensare di introdurre i semestri, intercalando per
esempio questi moduli di didattica compatta per le materie più pesanti
con altri meno pesanti o con i laboratori, non lasciando inoltre
intentata la via, seguita fra l'altro da tutti i paesi d'Europa, dello
sfruttamento delle ore pomeridiane, recuperando così un giorno libero
settimanale. Che non è parola vuota ma carica di significato in
funzione dei Wickend, i fine settimana tanto sfruttati nel nord
d'Europa e che da noi, dove il clima meglio lo consente, potrebbe
indurre alla breve gita e alla breve fuga verso luoghi turistici
d'arte o di mare.
L'orario così come è oggi strutturato e dove sono previsti dalle 5
alle 6 ore settimanali, compreso il sabato, è frutto di un'antica
cultura che non immaginava nemmeno le ferie estive e nemmeno il
turismo, ma non immaginava neppure i nuovi stimoli culturali legati al
tempo libero. In ogni caso per qualunque modifica in questa direzione,
spalmando o contraendo, occorre che il ministero metta all'opera i
suoi esperti soprattutto in funzione delle competenze certificabili,
tanto più necessarie quanto più improcrastinabili, sia per valutare
scientificamente il livello di preparazione degli alunni, e sia per
dare chiarezza anche agli esami di stato finali, non più con un voto
unico ma con i livelli di preparazione raggiunti per singola
disciplina.