Tagli ri-tagli e frattaglie. di Gianfranco Pignatelli da Fuoriregistro del 12/9/2006
Ci sarà una tara bipartisan che li accomuna. Tutti reduci da irrisolti traumi infantili. Solo così si spiega l'indomabile livore col quale i nostri ministri s'accaniscono sulla scuola. Ognuno la taglia, alcuni la deturpano dando ad intendere di volerla riformare. Le menomazioni hanno per mandante il ministro dell'economia, per palo quello dell'istruzione e per carnefici gli pseudo tecnici ministeriali. Così, dal 2001 al 2005, le risorse per l'amministrazione e la didattica della scuola sono passate da 331.440 a 110.871 milioni di euro. Come? Retribuendo gli insegnanti italiani dai 6.000 ai 20.000 euro, all'anno, in meno rispetto ai loro colleghi dei paesi OCSE. O ignorando che le strutture scolastiche sono fatiscenti e non conformi alle norme di sicurezza. E se non basta, perché di prassi non basta mai, si ri-taglia sui precari. Facendoli aumentare del 157%, licenziandoli ogni otto o nove mesi, negandogli la retribuzione estiva e privandoli d'ogni diritto. E se non fosse sufficiente si tagliano il tempo scuola, i docenti di sostegno, le classi e gli istituti. Di contro lievitano il numero degli alunni per classe e le ore di lavoro per singolo insegnante. Le frat-taglie di una siffatta "razionalizzazione" dell'istruzione pubblica sono: la bassa scolarizzazione, l'inadeguata preparazione, nessuna competitività, il ridotto senso civico, lo scarso senso d'appartenenza e, in prospettiva, una classe politica - s'è possibile - ancora peggiore.
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