La mia odissea di insegnante con 900 euro di paga al mese

La mia odissea di insegnante
con 900 euro di paga al mese.

Sara Strippoli, la Repubblica ed. di Torino del 14/9/2006

 

«Ci siamo anche noi, nel mondo dell´assurdo della scuola e in quello molto variegato dei precari cronici: insegnanti "spezzatino" a 14 ore di cattedra e 900 euro di stipendio al mese. Oppure a 9 ore di cattedra e 650 euro al mese. E se la nostra vita non fosse sufficientemente schizofrenica, visto che così non si campa e si deve cercare qualcos´altro, aggiungeteci pure che in molti casi lo spezzatino diventa frattaglie: sei ore in un Comune, tre in un altro, niente giorno libero, centinaia di euro fumati in benzina».

Laura Casulli ha 42 anni, tredici anni di insegnamento alle spalle, un´abilitazione nel concorso del 2000, il primo dopo la sua laurea in filosofia. Frustrata quanto basta dopo tredici anni così, racconta, ma ammalata d´amore per i suoi ragazzi, tanto da non essersi ancora decisa a fare il salto fuori dalla scuola, nonostante le tante occasioni di lavoro come esperta di nuove tecnologie: «Nei primi anni ho fatto anche la cameriera, insegnante di giorno, cameriera la sera. Però, se devo fare l´insegnante per guadagnare come una cameriera, tanto vale fare la cameriera e magari ritagliare del tempo per aggiornarsi».

Abita a Bardassano, a casa dei genitori che adesso vivono altrove, ma ha una casa con spese che equivalgono ad un affitto. Si può vivere? «No. Infatti sono alla caccia di qualcos´altro. Il contratto di consulenza che avevo è scaduto, mi sto dando da fare. Ma le scuole private a due lire basta, l´ho già fatto, non intendo ritornarci a 40 anni suonati».

Come si arriva a portarsi a casa uno spezzone di 14 ore a 900 euro dopo tredici anni di esperienza? «Devo ammetterlo, quest´anno in quelle frazioni di secondo che abbiamo per decidere nel giorno della convocazione, ho risposto d´istinto: meglio 14 ore relativamente vicino a casa che, come l´anno scorso, 18 ore in tre scuole: Oulx, Mirafiori e Grugliasco. È stato un inferno. A stipendio pieno si guadagnano 1150 euro, la differenza non basta neppure per la benzina. Mi si può dire che me la sono voluta, ma è andata così, in questo caso ha prevalso l´istinto di sopravvivenza».

Il top della frustrazione? «Sembrano i soldi ma alla fine siamo diventati bravissimi ad arrangiarci, facciamo rete, se ci sono occasioni ce le comunichiamo. Ogni novità viene condivisa con i compagni di sventura. Il massimo della frustrazione è arrivata proprio ieri, quando un mio allievo mi ha detto che io credo troppo in quello che faccio. Una bella lezione di cinismo da parte di un ragazzo al quale bisognerebbe insegnare ad apprezzare il valore dello studio».

Qualche gratificazione che ti faccia andare avanti? «Quando sono tornata a casa e ho trovato una lettera di una mia allieva dello scorso anno. Mi è venuto da piangere. Vorrei solo un po´ di continuità e invece ogni anno mi trovo davanti volti nuovi, problemi diversi. Si ricomincia tutto daccapo, ma a 42 anni sta cominciando a diventare pesante e la voglia di fuga aumenta».

I sindacati avvertono: chi ha uno spezzone ha diritto al completamento della cattedra quando i dirigenti scolastici assegnano le supplenze: «So che è così, ma tanti colleghi non sanno neppure di avere questo diritto e non chiedono nulla. Molto spesso i dirigenti scolastici, anche quando l´orario sarebbe compatibile, preferiscono assegnare una cattedra intera al supplente di turno. E noi restiamo con pochi spiccioli per tutto l´anno, in attesa perenne». Un disagio condiviso con centinaia di colleghi spezzatino: «Un mio amico quest´anno si è portato a casa 15 ore, lavora solo lui e la moglie è incinta. Di anni ne ha più di quaranta e ha pure l´abilitazione, non è un ragazzino del call center. Eppure è ancora qui, a pregare che piovano altre tre ore per superare i mille euro. Sarà mai vita questa?».