Lettera aperta al governo di Pietro Folena.
Non si può tagliare l’istruzione.
da
Liberazione del
29/10/2006
Caro Presidente Prodi, cari Ministri
la vicenda dei tagli all’Istruzione, previsti in Finanziaria, ha
assunto una valenza politica generale che rischia di annebbiare quanto
di positivo è pure previsto nella manovra.
In commissione Cultura abbiamo provato ad intervenire per ridurre
l’entità dei tagli. In parte ci siamo riusciti con l’accordo di tutti.
Ma molte questioni sono state rinviate all’esame successivo della
commissione Bilancio.
Ne segnalo tre in particolare:
1) che senso ha assumere 150mila insegnanti a tempo indeterminato, se
poi si procede a ridurre indiscriminatamente il numero di alunni per
classe? Perché li assumiamo? Solo perché sono precari ed hanno il
sacrosanto diritto ad avere un posto di lavoro sicuro? Sì, anche per
questo. Ma soprattutto perché la scuola pubblica ha bisogno di
certezze per dare qualità. Ridurre il numero di insegnanti per classe,
in molti casi ha l’effetto di ridurre la qualità. Serve rivedere
l’articolo 66 della Finanziaria per evitare che la riduzione del
numero di insegnati sia imposta con un parametro numerico
generalizzato. Tutti sanno che in determinate situazioni c’è un
eccesso di insegnanti rispetto agli alunni, ma in altri casi, invece è
il contrario. E’ necessario quindi cancellare o modificare tale
riduzione in modo che il Ministero possa lavorare ad una
razionalizzazione che non pregiudichi la qualità dell’insegnamento;
2) l’abolizione delle graduatorie come metodo di reclutamento degli
insegnanti è positiva, ma vanno salvaguardati i diritti finora
acquisiti: che fine faranno gli insegnati precari non assorbiti dal
piano triennale? Il mondo della scuola è preoccupato dalla prospettiva
che anni di insegnamento non valgano più a nulla. Occorre
necessariamente introdurre una clausola di salvaguardia che garantisca
i diritti di questi lavoratori;
3) l’obbligo scolastico è (scusate la banalità) obbligo scolastico:
non può essere assolto se non nella scuola. Così abbiamo stabilito nel
programma dell’Unione. Qualsiasi altra forma esula da quel programma e
noi, credo, siamo tutti vincolati politicamente da quel testo.
La scuola non è un settore qualsiasi della spesa dello Stato. E’ un
investimento fondamentale. Senza una buona scuola pubblica è inutile
fare previsioni di crescita dell’economia ed è inutile rispettare i
parametri di Maastricht. Senza una buona scuola pubblica (e senza una
buona Università e una buona Ricerca) il Paese andrebbe verso il
declino, in ogni caso. E con esso evidentemente anche le finanze
pubbliche.
Sono sicuro che di questo il governo si renda perfettamente conto e
che quindi darà parere favorevole agli emendamenti che la maggioranza
ha presentato in commissione Bilancio.
Cordiali saluti.
On. Pietro Folena