Gli Irre e l’Indire ad una svolta. di Giuseppe Guzzo La Tecnica della Scuola del 4/10/2006
Avevamo già anticipato, qualche giorno addietro, che era prevista una ristrutturazione di quegli organi ed istituiti collaterali all’Amministrazione scolastica di cui la scuola fino ad oggi si è avvalsa nel quadro delle funzioni di consulenza. L’intenzione del Governo di dare un volto nuovo a questi istituti ed enti è stata confermata.
Avevamo anche pensato, dalle notizie in circolazione, ad uno o più possibili decreti di ristrutturazione degli Irre, dell’Indire e dell’Invalsi. L’intenzione del Governo di dare un volto nuovo a questi istituti ed enti è stata confermata. E che la loro ristrutturazione sia stata assunta in maniera prioritaria è dimostrato dal fatto che la materia è stata inclusa nella legge finanziaria del 2007, quel calderone in cui viene finisce ogni legge alla quale si vuole dare corso immediato e sicura approvazione. Irre, Indire ed Invalsi sono, perciò, ad una svolta. L’art. 66 della legge finanziaria 2007, “Interventi per il rilancio della scuola pubblica”, sopprime gli Irre regionali e l’Indire, che assimilati in una nuova ed unica struttura non saranno più quelli che sono stati fino ad oggi e con compiti, fini e strutture definite nel passato. Si parla, infatti, della creazione di una “Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica”, con sede centrale a Firenze, articolata a livello regionale, con compiti di ricerca e di consulenza pedagogico-didattica, di formazione e aggiornamento di tutto il personale della scuola, di attivazione dei servizi di documentazione pedagogica, didattica e di ricerca e di sperimentazione, di partecipazione alla realizzazione delle misure di sistema nazionale in materia di istruzione per gli adulti e di istruzione e formazione tecnica superiore e di collaborazione con le Regioni e gli Enti locali. Siffatta agenzia subentrerà all’Indire e agli Irre regionali che non potranno più disporre di un proprio consiglio di amministrazione, né dalla dotazione di personale di cui hanno fruito fino ad oggi. Gli Irre regionali, da parte loro, vedranno ridotto del 50% il personale e dovranno trovare allocazione presso gli Uffici Scolastici Regionali. L’apposito regolamento che dovrà essere emanato entro sei mesi detterà tutte le norme dell’importante trasformazione. Dietro questi istituti, come è noto, c’è una lunga storia di trasformazione, di sviluppo e di crescita per un migliore adeguamento alle innovazioni del sistema scolastico italiano. L’Indire, in particolare, ha dietro di sé ottanta anni di attività. Il primo nucleo della sua attività viene fatto risalire al 1925, a quella “Mostra della scuola, in particolare dei suoi prodotti” che aveva voluto creare Giuseppe Lombardo Radice, Direttore Generale dell’Istruzione Elementare, per fare conoscere i risultati di quella scuola che lui andava sostenendo, scuola attiva, e …serena. La Mostra è stata trasformata, poi, nel 1939, in “Museo della scuola” da parte del Ministro Bottai, impegnato a consacrare la scuola del fascismo. Il nome, abbastanza pesante, è stato cancellato negli anni Cinquanta con la trasformazione in Centro Didattico Nazionale per l’Innovazione Scolastica. Di là la trasformazione in Bpd (Biblioteca Didattica Pedagogica), fino al 2001 quando avvenne l’ultima trasformazione in Indire (Istituto Nazionale di Documentazione dell’Innovazione e Ricerca Educativa). Gli IRRE regionali, da parte loro, sono sorti nel 1973, come Irrsae (Istituto Regionale di Ricerca e di Sperimentazione Educative) con il preciso compito di promuovere la ricerca e la sperimentazione. Attesi i risultati nel campo della sperimentazione, che in Italia, come è fin troppo noto, non ha fatto mai parte del Dna della scuola, siffatti enti successivamente sono stati ridimensionati a deputati solo alla ricerca. A tutt’oggi non è ancora possibile verificare i risultati di questa attività di ricerca. Il discorso andrebbe approfondito più di quanto è possibile fare. Forse la trasformazione che oggi si prospetta potrebbe dare una svolta non solo agli istituti di cui si sta parlando, ma sicuramente alla sperimentazione, alla ricerca e all’innovazione del sistema scolastico con grande vantaggio della qualità di quell’offerta formativa che deve assicurare una scuola che vuole preparare i cittadini ad una futura vera convivenza civile e democratica. |