Intervista del ministro a "L'Espresso"
Chi piange adesso domani riderà.
Sì: nel 2007 la pressione fiscale sarà più alta. Ma fra tre anni
le aliquote scenderanno. Grazie alla lotta agli evasori.
Parla il ministro dell'Economia. Che lancia un 'patto tra i
produttori'
di Claudio Lindner da
L'Espresso del 19/10/2006
Tommaso Padoa-Schioppa non si scompone.
L'attacco concentrico, le critiche vivaci piovute sul governo dopo la
presentazione della Finanziaria non sono "sopra la norma" e il lavoro
di questi ultimi giorni, alla vigilia dell'approdo in Parlamento, è
servito a chiarirsi prima con i Comuni, poi con le Regioni, la
Confindustria, i rappresentanti di commercianti e artigiani.
Arrivando, volta per volta, a individuare i ritocchi necessari per un
compromesso. "Una volta", commenta il ministro dell'Economia seduto
nello studio in via XX settembre assieme a Francesco Alfonso, suo più
stretto collaboratore, "si diceva che il romanzo è un genere
letterario imperfetto per definizione, non può essere come un sonetto
in cui tutto è perfetto. Così è la legge finanziaria. Nel romanzo la
signora entra in salotto vestita di rosso, poi quando si descrive il
momento in cui esce improvvisamente è vestita di blu perché l'autore
si è dimenticato che era vestita di rosso. Incoerenze di questo tipo
sono sempre rilevabili anche nella Finanziaria e il processo
parlamentare serve a correggerle". Padoa-Schioppa fa un bilancio con
'L'espresso' di questi 15 giorni sulle montagne russe della
Finanziaria, parla di pensioni, rilancia e spiega il patto per la
crescita e la produttività. Quello che, sottolinea, è ora la priorità.
Ministro, cominciamo con la
Finanziaria. Qualche errore è stato commesso?
"Non lo escludo, ma è anche comprensibile visto che si tratta di un
documento vasto e complesso. Esso ha comunque altissime probabilità di
passare in Parlamento, con correzioni ma senza stravolgimenti".
Verrà posta la fiducia?
"La decisione verrà presa dal governo. L'imperativo è che si
rispettino i tempi parlamentari e i connotati generali della
Finanziaria. Molto dipende da come si comporterà l'opposizione".
La Finanziaria è piaciuta più a
Bruxelles e alla Banca centrale europea che in Italia. Grazie ai suoi
stretti rapporti in Europa?
"In realtà non ho avuto contatti con Francoforte né Bruxelles nelle
tre settimane antecedenti la presentazione del documento. Ho parlato
con Juncker, Almunia e Trichet solo a Lussemburgo, all'Ecofin,
all'inizio di ottobre. Non prima. Sono tre persone che conosco
benissimo, ma non avevo motivo specifico di riferire loro prima della
presentazione della Finanziaria. Almunia verrà in Italia la settimana
prossima. So quali erano gli impegni presi con Bruxelles dal governo
precedente, noi li abbiamo mantenuti".
Il governatore della Banca d'Italia,
Mario Draghi, non è stato molto generoso con lei, ha detto che ci sono
troppe tasse e poche riforme
"Non mi aspetto che il commento del governatore sia ispirato da
generosità o avarizia; deve essere piuttosto obiettivo, tecnicamente
rigoroso e non influenzato da valutazioni politiche. La sua è stata
un'analisi complessa, non priva di valutazioni positive, della quale
condivido alcuni aspetti, altri meno".
L'opinione di Draghi è confermata dai
sondaggi di opinione, per esempio quello fatto dalla Swg per l'ultimo
numero de 'L'espresso'.
"Sensazioni e percezioni possono essere importanti, ma possono essere
parziali o sbagliate. Prima che alle sensazioni, dobbiamo guardare
alla verità dei fatti. La manovra netta sulle entrate rappresenta una
quota minima dell'intera Finanziaria, tra un quinto e un sesto. Quello
che ora bisogna evitare, come secondo round, è una drammatizzazione
dei tagli. Prima le economie di spesa non sono state viste, oggi
rischiano di essere male interpretate".
Si riferisce alle polemiche sui tagli
alla scuola?
"Non mi piace l'espressione tagli perché trasmette un'idea
esclusivamente contabile e monetaria dello Stato e non rende ragione
della funzione dello Stato come soggetto che presta servizi alla
cittadinanza. Non si dà meno istruzione, ma si distribuiscono le
risorse in modo più oculato, secondo i piani del ministro Fioroni. La
scuola è il futuro del paese, nessuno vuole tagliare. In una
situazione caratterizzata da un enorme esodo di insegnanti dal sistema
scolastico e moltissimi precari, si può contemporaneamente
ridimensionare il numero totale di insegnanti, per esempio collocando
in maniera diversa gli inidonei e i soprannumerari, e assumere
stabilmente molti precari. Fioroni è riuscito in un'operazione di
questo tipo su circa un terzo del personale di oltre 3 milioni che
lavora nel settore pubblico: è la smentita a chi dice che non si è
fatto niente dal lato della spesa e la conferma che si possono
conciliare le esigenze di economie di spesa, di riduzione del
precariato e di mantenimento della qualità dell'istruzione. Lo stesso
discorso si può fare per difesa, giustizia e altri settori".