Un emendamento del ministro alla Finanziaria
tenta di mettere d'accordo sinistra e cattolici
Soldi alle private, Fioroni non molla.
Contributi anche alle scuole medie e superiori
non statali
di Alessandra Ricciardi Italia Oggi del
25/10/2006
Se qualcuno nella maggioranza si era illuso che
il ministro della pubblica istruzione avrebbe avuto un atteggiamento
penalizzante nei confronti delle scuole private, adesso è servito.
Giuseppe Fioroni non ha nessuna intenzione di fare la guerra.
Piuttosto, il suo è un equilibrismo difficile. Prova ne sia che dopo
aver accusato il colpo sul blocco a 100 milioni di euro dei
finanziamenti alle scuole private, contro i 150 milioni richiesti, è
passato al controattacco. Con un emendamento alla Finanziaria, che sta
per essere depositato alla camera, di cui ItaliaOggi è venuto a
conoscenza, il ministro apre i rubinetti dei finanziamenti statali
anche alle scuole medie e superiori, ad oggi esclusi dai contributi
diretti da parte dello stato (e ieri sovvenzionati attraverso il bonus
morattiano). Ma al tempo stesso stabilisce che la priorità nei
finanziamenti andranno alle onlus, le scuole senza scopo di lucro.
L'emendamento sarà depositato alla camera probabilmente la prossima
settimana, dopo il vertice di governo che si terrà sabato prossimo a
Roma. Sarà questo l'appuntamento decisivo per riassettare la manovra e
ridarle organicità, per decidere quali emendamenti far andare avanti e
quali fermare: solo ieri in commissione bilancio, a Montecitorio, ne
sono arrivati altri 2 mila.
Il finanziamento pubblico all'istruzione privata anima le discussioni
e contrapposizioni interne al centrosinistra sin dall'approvazione
della legge sulla parità scolastica del 2000, quando il ministro
dell'istruzione era il diessino Luigi Berlinguer.
E che oggi il tema sia quanto mai spinoso lo dimostrano le
dichiarazioni al vetriolo di Comunisti italiani, Rifondazione e Verdi
contrarissimi all'articolo 68, comma 12 della Finanziaria che
ristabilisce una quota degli stanziamenti agli istituti paritari,
cancellata dal decreto tagliaspese di Giulio Tremonti. Si tratta di
100 milioni di euro, contro i 150 milioni cassati, poca roba su una
manovra che è arrivata ai 40 miliardi di euro. Eppure sono bastati a
far andare su tutte le furie la sinistra. Mentre, sull'altra sponda,
il mondo cattolico protestava per l'esiguità delle risorse. A metterci
una pezza è intervenuto il ministro della pubblica istruzione.
L'emendamento in questione, senza innalzare i finanziamenti,
stabilisce delle priorità: le risorse disponibili devono andare in
prima battuta agli istituti senza fini di lucro e senza legami con
società aventi scopi di lucro. Decisivo sarà lo statuto della scuola,
e probabilmente i bilanci, per capire se l'istituto trae profitto o
meno dall'attività che svolge.
Non si tratta dunque sulla carta di un'esclusione definitiva e
completa di chi fa profitto. Ma, viste le risorse disponibili, saranno
le onlus, scuole di fondazioni o associazioni, per esempio, a portare
a casa quasi tutto il pacchetto finanziario. Ai contributi della
parità potranno però accedere le scuole di tutti i gradi, un
ampliamento rispetto alla legge n. 62/200 che stabiliva il
finanziamento diretto solo per scuole dell'infanzia ed elementari.
Anche in questo caso, c'è un ordine, decrescente: infanzia, primarie,
medie, superiori. A stabilire il quanto per i diversi livelli sarà lo
stesso ministero. L'emendamento infatti affida al dicastero di viale
Trastevere il compito di decidere ogni anno, nell'ambito dei principi
fissati in Finanziaria, i criteri per assegnare i contributi alle
scuole che rientrano nel sistema scolastico nazionale in quanto
titolari dei requisiti della parità (legge n. 62/2000). Se il
compromesso raggiunto piacerà lo si saprà a giorni.