Ecco come la manovra cambia la scuola.
Niente tagli agli organici, ma resta fermo il
risparmio di 1,1 miliardi di euro .
di Raffaello Masci da
La Stampa del
20/10/2006
ROMA. Dopo le polemiche dei giorni scorsi che
muovevano dai dati della Relazione tecnica alla Finanziaria, relative
ai tagli alla scuola, si dirada la nebbia sugli effetti che queste
misure produrranno sulle classi e sugli insegnati, con una ricaduta
immediata per milioni di famiglie. Non ci saranno riduzioni di
organico, viene confermato il riassorbimento dei precari in tre anni,
verrà innalzato l’obbligo scolastico a 16 anni, saranno coperti i
rinnovi contrattuali. Resta fermo, però, il risparmio che il mondo
della scuola dovrà produrre per il risanamento dei conti pubblici: un
miliardo e cento milioni di euro (su un budget complessivo di oltre 40
milioni).
BASE
La media europea nel rapporto docenti-allievi è di 12,4, mentre da noi
è 10,3 (la più bassa della Ue). La Finanziaria prevede, quindi, un
incremento dello 0,4% che si dovrebbe tradurre in una riduzione dei
docenti e delle classi pari al 2%. Questa riduzione però non avverrà,
per la concomitanza di quattro fattori: ci sono più bambini nelle
scuole grazie anche all’apporto degli immigrati, saranno introdotte le
«classi primavera» (cioè il segmento della materna aperto ai bambini
di 2 e 3 anni), sarà innalzato l’obbligo a 16 anni e partirà il piano
per l’educazione degli adulti.
ORGANICI
Non ci saranno tagli all’organico nel suo complesso. Nello specifico:
per quanto riguarda poi i tagli ipotizzati nei giorni scorsi dei
docenti «specialisti (quelli di inglese nelle elementari) il ministro
Fioroni ha precisato che «non si tratta di esterni, ma di personale
docente di ruolo, posto in condizione di docente specialista per
consentire ad altro personale di ruolo della scuola di partecipare al
corso di formazione». Finito il corso 14 mila docenti rientreranno al
loro posto. Resta confermato anche che i docenti soprannumerari
(insegnanti di materie scomparse, tipo stenodattilografia) e quelli
«inidonei» restano nel personale della scuola, sia pur con altre
funzioni.
PRECARI
C’è un piano triennale per il riassorbimento di 150 mila precari (tra
i docenti) e 20 mila tra il personale Ata (amministrativi, tecnici e
ausiliari). Il piano è confermato, anche perché il solo turn over
prevede un ricambio di quasi 30 mila docenti l’anno a cui si
aggiungono 42 mila posti disponibili da subito.
OBBLIGO
In Finanziaria è stabilito l’innalzamento dell’obbligo a 16 anni. La
materia è però da definire nei dettagli perché si vuole che l’obbligo
possa essere adempiuto anche iscrivendosi ai corsi di formazione
professionale. Dato che questi ultimi rientrano nella giurisdizione
delle Regioni, occorre trovare un accordo con queste.
FORMAZIONI
L’orario delle lezioni nella formazione professionale sarà portato da
40 a 36 ore settimanali, per una ragione meramente didattica. Il
ministero sostiene che questa misura non avrà incidenza sull’organico
per l’immediato, ma l’avrà per l’avvenire.
CONTRATTO
I 750 mila docenti della scuola italiana sono senza contratto dallo
scorso dicembre. Il ministro Fioroni ha assicurato che esiste una
copertura finanziaria sia per il 2007 che per il 2008. I sindacati
obiettano che una somma rimandata al 2008 non dà sicurezza di
copertura finanziaria e quindi metterebbe in forse un rinnovo in tempi
solleciti.
SCUOLE PARITARIE
In finanziaria è previsto un rifinanziamento per 100 milioni: la
maggior parte di questi fondi va a scuole materne o elementari che non
sono statali nel senso che appartengono agli enti locali. Tuttavia in
commissione bilancio della Camera si è cercato di aggiungere altri 50
milioni, ma sembra improbabile che questo incremento possa essere
accettato.
RISPARMI
Tutto il dibattito ha avuto il suo fondamento in quella che molti
deputati (anche di maggioranza) hanno chiamato la «norma capestro». Si
tratta di questo: il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa -
valutati una serie di parametri - ha sollecitato al bilancio
dell’Istruzione un risparmio di 1,1 miliardi di euro, con la clausola
che doveva essere il ministero medesimo a verificare il come e il dove
tagliare ma che, comunque, lui alla fine avrebbe detratto la somma in
questione dal budget. Da qui la definizione di «capestro». Già in
Commissione si stanno studiando possibili risparmi, con l’intento di
fare pressioni sul Tesoro perché non sia troppo rigido.