
La Finanziaria autorizza il piano di assunzioni:
entreranno in ruolo 150 mila prof e 20 mila Ata.
Supplenti, classe in via di estinzione.
Fra tre anni non ci saranno più contratti di
breve durata
Italia Oggi del 3/10/2006
Dal 2010 mai più precari. Le supplenze di lunga
durata, ossia su posti vuoti di organico, non saranno più autorizzate.
La Finanziaria varata venerdì scorso dal consiglio dei ministri, e che
oggi il responsabile della pubblica istruzione, Beppe Fioroni,
presenterà ufficialmente ai sindacati, se da un lato vara il piano
straordinario per assumere 150 mila precari in tre anni, dall'altro
dice stop al ricorso stabile ai supplenti. Insomma, il governo non
vuole ritrovarsi tra qualche anno con un nuovo esercito di precari che
bussa alle porte per essere stabilizzato, a oggi circa 200 mila.
Quello che è stato previsto, un piano di 150
mila immissioni in ruolo per i docenti che si accompagna a 20 mila
assunzioni di Ata, sarà dunque l'ultima occasione per i precari
storici in attesa di una stabilizzazione. Le assunzioni in futuro,
infatti, saranno fatte attraverso un nuovo meccanismo che dovrà
programmare chi deve essere formato per insegnare. "A seguito della
piena attuazione del piano
triennale di assunzioni", prevede l'articolo 66 del ddl, "le
graduatorie permanenti cessano di avere efficacia ai fini dell'accesso
ai ruoli... dal medesimo anno cessa di avere efficacia la validità
delle graduatorie dei concorsi per titoli ed esami banditi in data
antecedente alla data di entrata in vigore della legge". Sempre dal
2010/11, "il funzionamento didattico e amministrativo della scuola"
dovrà essere garantito "senza ricorre a personale docente e a
personale Ata assunto con contratto a tempo determinato annuale e fino
al termine delle attività didattiche". Resterebbero dunque solo le
supplenze per brevi sostituzioni, per esempio per la malattia del
titolare di cattedra. Il piano di assunzioni (comunque subordinato a
un'autorizzazione annuale da parte del consiglio dei ministri) e lo
stop alle supplenze sono alcune delle novità più importanti per la
scuola contenute nel disegno di legge della manovra finanziaria.
Un ddl, questo, piuttosto ricco, che si muove sul duplice piano della
riorganizzazione e del risparmio, a cui IO dedica una serie di
approfondimenti nelle pagine interne. Sul fronte del sostegno
all'handicap, per esempio,il ministero si impegna a un maggior
coordinamento con regioni e unità sanitarie locali per una verifica
più stringete sui requisiti per l'assegnazione dei docenti. Ma niente
innalzamento delle percentuali, così come invece prevedeva la bozza di
Tommaso Padoa-Schioppa. E poi, così come anticipato da ItaliaOggi
martedì scorso, nella Finanziaria entra, tra le misure di risparmio,
la soppressione degli istituti di ricerca regionali (Irre) e
dell'Indire (centro di documentazione), le cui funzioni sono
trasferite a una nuova agenzia per lo sviluppo dell'autonomia
scolastica. Il 50% del personale che lavora in queste strutture dal
prossimo anno tornerà a insegnare. Riformato anche l'Invalsi,
l'istituto nazionale di valutazione, i cui vertici decadranno tutti
dall'incarico dal momento dell'entrata in vigore della legge. Docenti
recuperati alle classi (circa 7 mila) anche sul fronte
dell'insegnamento dell'inglese alle elementari: non ci saranno più
docenti specialisti, saranno gli tessi maestri a doversi
specializzare, attraverso corsi di formazione full immersion, per
insegnare la lingua straniera. Usciranno invece definitivamente dagli
organici della scuola i circa 6 mila docenti inidonei per motivi di
salute: saranno riassorbiti presso altre amministrazioni. In futuro,
una ulteriore riduzione degli organici è legata ai risultati della
revisione, e riduzione, dei carichi orari settimanali delle lezioni.
Riformato, poi, il bilancio dello tesso ministero: ci saranno solo due
capitoli di spesa e i finanziamenti alle scuole saranno trasferiti
direttamente senza passaggi a livello regionale e provinciale. Il
fondo per la gestione delle scuole è accresciuto di 100 milioni di
euro. La Finanziaria si occupa anche della sicurezza dell'edilizia
scolastica, con uno stanziamento ad hoc, e riforma l'obbligo
scolastico: l'istruzione dovrà essere impartita per almeno dieci anni.
A partire dal prossimo anno, dunque, tutti a scuola fino a 16 anni,
con l'obiettivo di conseguire un diploma o una qualifica professionale
presso un ente accreditato.
Per i bambini da 0 a 6 anni saranno sperimentati nuovi percorsi
pedagogici di accompagnamento, i collaborazione con gli enti locali,
con classi primavera per chi ha tra i due e i tre anni.
