Docenti fannulloni? Si combattono così.
di
Giuseppe Fioroni*,
Il Corriere della
Sera 17/10/2006
Caro Direttore, ho letto la storia del
«professor M» narrata ieri da Pietro
Ichino sul Corriere. Se il termometro della nullafacenza segna
strutturalmente febbre in ogni comparto della vita pubblica, e al
fenomeno non si sottrae neanche il privato, la scuola vuole dare
segnali chiari di inversione di tendenza. Sono in questo dicastero da
cinque mesi ma dal primo giorno ho messo tra le priorità la verifica
degli sprechi che, prima di annidarsi nei bilanci, a volte proliferano
nei comportamenti.
Chiariamo subito che il ministro F. non intende dare coperture a
nessun professor M. soprattutto perché il «lavativismo» di qualcuno
rischia di penalizzare un'intera categoria che invece è piena di
esempi quotidiani di impegno e dedizione. Aggiungiamo anche che la
materia disciplinare è ormai del tutto decentrata a livello di
direzione regionale, uffici scolastici provinciali e singole scuole
autonome soprattutto nella fase dell' avvio dei procedimenti. Tutte
istituzioni che però possono essere aiutate e incentivate a procedere:
difficilmente, ad esempio, un preside precario con incarico annuale
potrà imbarcarsi con successo in un'operazione di contrasto di
fenomeni radicati. E se il Consiglio nazionale della Pubblica
istruzione e i Consigli scolastici provinciali devono attenersi a
norme troppo rigide e ipergarantiste difficilmente potranno trovare
margini di intervento. Lo stesso ministero, è bene ricordarlo, non può
discostarsi dalle decisioni dei Consigli di disciplina se non in senso
più favorevole agli interessati.
Questo è stato puntualmente rilevato nei mesi scorsi anche dalla Corte
dei Conti nel Rapporto sui procedimenti disciplinari in cui si
denuncia in tutto il pubblico impiego un certo lassismo, imputabile
anche a procedure eccessivamente garantiste, addirittura nei casi di
condanne penali. Il Rapporto è stato peraltro inviato a tutti i
Direttori regionali richiamandoli ad interventi più tempestivi e
rigorosi per sanzionare comportamenti scorretti. Che fare? Prima di
tutto interventi strutturali che cambino alcune delle condizioni di
partenza che rendono oggi troppo larga la strada della contravvenzione
e troppo stretta quella di chi deve sanzionarla.
A questo criterio rispondono alcuni dei primi interventi promossi per
dare, almeno al comparto della scuola, il segnale del cambiamento.
Rivedere innanzitutto le norme che regolano gli organi collegiali con
riferimento ai collegi di disciplina. Ritengo necessario a questo
proposito coinvolgere le organizzazioni sindacali in occasione del
prossimo contratto della scuola perché tutta la materia sia rivista in
un'ottica di maggiore tutela degli alunni e del servizio.
Promuovere azioni di valutazione che, pur nella salvaguardia delle
autonomie delle scuole, siano in grado di individuare e sanzionare per
tempo le eventuali patologie. Già nella Finanziaria si prevedono il
potenziamento dell'ente di valutazione e la creazione di un'Agenzia
per il sostegno dell'autonomia con il compito di verificare efficienza
ed efficacia dei singoli istituti scolastici con parametri oggettivi.
Dobbiamo poi rafforzare il ruolo dei presidi: a questo servono tra
l'altro i due concorsi in atto. Un preside di ruolo, non precario, è
certamente più autorevole e più libero di avviare azioni di contrasto
alle patologie e di farlo coerentemente nel tempo. Sono di ritorno da
Locri, a un anno dall'uccisione di Franco Fortugno. I ragazzi mi hanno
chiesto, oltre a una buona scuola in grado di istruirli, una scuola
che sia anche maestra di legalità. E' a loro, soprattutto, che
dobbiamo rendere conto. E dobbiamo farlo avendo noi per primi le carte
in regola, anche quelle del registro delle presenze e anche se le
assenze dei professori sono tra le più basse nella pubblica
amministrazione.
Ministro della Pubblica Istruzione