Esperti da tutto il mondo riuniti per trovare
soluzioni ad uno dei drammi dell'Istruzione
Una parte della nostra società è tagliata fuori, e le scuole non ce la
fanno
In Italia un milione di analfabeti
ma "non è mai troppo tardi".
Il vice ministro Bastico: "L'educazione degli
adulti sta entrando nella scuola"
Tecla Biancolatte, la Repubblica del
27/10/2006
ROMA
- In Italia sono quasi un milione le persone che non sanno né leggere
né scrivere. Cinque milioni, poi, non hanno la licenza elementare. In
più ci sono gli analfabeti “funzionali”, vale a dire le persone che
non riescono a comprendere un articolo di giornale o hanno difficoltà
a compilare un modulo. Senza dimenticare i nuovi analfabeti dell'era
tecnologica, cioè quelli che non sanno nemmeno come si accende un
computer. Una situazione allarmante su cui da oggi, alla Borsa Merci
di Arezzo, cercheranno di fare un punto esperti da tutto il mondo nel
convegno “Chi ha diritto all'apprendimento”, organizzato dal Cofir,
associazione professionale di insegnanti, orientatori, formatori.
Una due giorni per analizzare il fenomeno dell'analfabetismo in tutte
le sue sfaccettature. “Ancora oggi nel mondo - dice Federico Batini,
presidente del Cofir - possiamo contare più di 800 milioni di
analfabeti. Questo ci fa capire che quello del diritto
all'apprendimento è un problema non ancora risolto”.
Negli anni Cinquanta-Sessanta, nell'Italia della ripresa economica, il
tasso di analfabetismo era del 10 per cento. Andava in onda in quegli
anni una trasmissione televisiva dal titolo “Non è mai troppo tardi”.
Il conduttore, Alberto Manzi, insegnava agli spettatori a leggere e a
scrivere e si conta che, grazie alle sue lezioni, quasi un milione e
mezzo di persone abbiano conseguito la licenza elementare.
Oggi, secondo i dati dell'Università di Castel Sant'Angelo dell'Unla
(Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo) gli analfabeti
sono il 12 per cento della popolazione contro il 7,5 per cento dei
laureati. “Sono sei milioni - spiega l'autore dell'indagine Saverio
Avveduto - fra i completamente privi di alfabetizzazione e gli appena
alfabetizzati. La definizione più corretta è ana-alfabeti. Molti a
scuola ci sono stati pochissimo. Come se fossero entrati in un Grand
Hotel attraverso una porta girevole: hanno fatto appena in tempo a
intravedere la hall, che subito si sono ritrovati per strada. Poi ci
sono i semianalfabeti che hanno solo la licenza elementare e sono più
di tredici milioni ”.
Certo, chi vuole mettersi in regola con gli studi dell'obbligo può
frequentare i centri territoriali permanenti o le scuole serali. Ma
anche in questo caso i numeri sono deludenti: il tasso di
partecipazione degli adulti dai 25 ai 64 anni ad iniziative
d'istruzione è del 4,7 per cento, contro una media europea del 9 per
cento.
La professoressa Miriam Pompei insegna nella scuola serale
dell'istituto tecnico commerciale e per geometri Duca degli Abruzzi a
Roma, zona Termini, e racconta: “Ho alunni dai 20 ai 60 anni. Molti
sono impiegati che hanno bisogno del pezzo di carta per non essere
tagliati fuori dal mercato del lavoro. Si impegnano moltissimo. Le più
grandi soddisfazioni le hanno quando capiscono un turista che parla
inglese o quando imparano ad usare un programma di informatica.
Purtroppo però ogni anno su una classe di venticinque alunni, quattro
abbandonano. Se ne vanno prima di Natale, perché capiscono subito che
non ce la fanno a conciliare studio e lavoro”.
Bisognerebbe dunque rendere l'offerta formativa più alla portata delle
persone. Il vice-ministro Mariangela Bastico, con una passato da
insegnante di scuola serale, si rende conto della situazione. “Stiamo
lavorando - dice - a una ristrutturazione del sistema scolastico degli
adulti, finora troppo simile a quello dei bambini. La scuola per gli
adulti dovrebbe valorizzare di più i crediti maturati negli anni di
lavoro, in modo da creare dei percorsi d'istruzione più brevi”. La
nuova finanziaria, assicura il viceministro, investirà molto in questo
ambito. “Intanto abbiamo introdotto una norma che introduce
l'educazione degli adulti nell'ordinamento nazionale dell'istruzione.
In più daremo maggiori risorse ai centri territoriali permanenti, alle
scuole serali, ma anche ai laboratori di alfabetizzazione e alle
associazioni che si occupano di cultura. L'idea è di istituire un polo
provinciale, con tanto di dirigente, che coordini e consolidi tutte
queste realtà”.
Un'offerta culturale, quella delineata dall'esponente del governo, che
potrebbe interessare anche i cittadini che hanno sì frequentato la
scuola dell'obbligo da giovani, ma che hanno comunque bisogno di
qualche aggiornamento. Secondo una ricerca della SIALS-IALS (International
Adult Literacy Survey) infatti un terzo di loro non comprende un testo
in prosa, non riesce a fare le operazioni aritmetiche, non capisce le
istruzioni per l'uso di un elettrodomestico, o, peggio, di un
medicinale, e non sa leggere un grafico. “Lo si può definire - ancora
Batini - un analfabetismo funzionale, ovvero il tipo di analfabetismo
che riguarda chi, pur essendo in grado di leggere e scrivere, non è
però in grado di applicare queste capacità”.
Altra nota dolente: l'analfabetismo digitale. Secondo il rapporto
dell'Osservatorio Europeo Eurostat del giugno 2006, il 59 per cento
degli italiani non ha nozioni informatiche di base. Sono soprattutto
gli adulti a non saper navigare su internet o a scrivere su Word. Ad
iniziare dai politici e dai dirigenti di azienda. Di questi infatti
solo il 5 per cento controlla personalmente la mail, mentre negli
Stati Uniti sono il 90 per cento. “Se aggiungiamo - conclude Batini -
che coloro che dovrebbero essere detentori e dovrebbero veicolare il
sapere, insegnanti e professori universitari, sono nella stessa
condizione, con le debite eccezioni, il quadro si fa davvero
preoccupante”.